#SelfieadArte

Life stinks, but that doesn't mean you don't enjoy
09 Set

Life stinks, but that doesn't mean you don't enjoy

La Biennale di Venezia ha allestito per il secondo anno una nuova mostra all’Hotel Des Bains al Lido e a Venezia al T Fondaco dei Tedeschi intitolata Ritratti (Opere uniche). 300 Polaroid raccontano i protagonisti della Biennale Cinema dal 1996 al 2004.
L’esposizione è aperta fino al 15 settembre e curata dal direttore del Settore Cinema della Biennale, Alberto Barbera.
L’Hotel Des Bains raccoglie 300 Polaroid giganti che raffigurano i protagonisti delle edizioni della Mostra del Cinema di Venezia dal 1996 al 2004: i vincitori dei Leoni d’Oro e degli altri premi, i componenti delle giurie, i maestri del cinema e le star internazionali che hanno sfilato sul red carpet del Lido. Ordinate cronologicamente nei nove anni di riferimento, e arricchite dai video sul backstage dei vari set fotografici, le Polaroid giganti ripercorrono la presenza a Venezia di grandi personalità che hanno fatto la storia del cinema mondiale a cavallo del millennio, da Bernardo Bertolucci a Zhang Yimou, da Johnny Depp a Julianne Moore.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con l’agenzia Photomovie, che dal 1996 al 2004 ha documentato ufficialmente gli autori e i divi della Mostra del Cinema attraverso la Giant Camera prodotta da Polaroid in pochissimi esemplari, che realizzava fotografie che si sviluppavano in 80 secondi, dopo i quali il negativo moriva, lasciando solo positivi “unici”, non riproducibili, esposti in quegli anni al Palazzo del Cinema.
Nei nove anni della storia veneziana della Giant Polaroid, dietro la macchina si sono alternati vari ritrattisti italiani: Fabrizio Marchesi, Stefano C. Montesi, Jacek P. Soltan, Fabio Lovino, Chico De Luigi, Maurizio Galimberti, hanno reso possibile la mostra. Accanto alle Giant Polaroid scattate da Maurizio Galimberti, saranno esposti anche alcuni dei più bei “mosaici fotografici” dell’artista, realizzati nelle edizioni della Mostra 2003 e 2004.

L’esposizione Ritratti (Opere uniche) è realizzata grazie alla disponibilità della Società Coima Sgr, fondo gestore degli spazi – e a Venezia al T Fondaco dei Tedeschi, sponsor dell’esposizione e con la collaborazione tecnica di Imex.

The last day of your life is still going to be a day
09 Set

The last day of your life is still going to be a day

La Biennale di Venezia ha allestito per il secondo anno una nuova mostra all’Hotel Des Bains al Lido e a Venezia al T Fondaco dei Tedeschi intitolata Ritratti (Opere uniche). 300 Polaroid raccontano i protagonisti della Biennale Cinema dal 1996 al 2004.
L’esposizione è aperta fino al 15 settembre e curata dal direttore del Settore Cinema della Biennale, Alberto Barbera.
L’Hotel Des Bains raccoglie 300 Polaroid giganti che raffigurano i protagonisti delle edizioni della Mostra del Cinema di Venezia dal 1996 al 2004: i vincitori dei Leoni d’Oro e degli altri premi, i componenti delle giurie, i maestri del cinema e le star internazionali che hanno sfilato sul red carpet del Lido. Ordinate cronologicamente nei nove anni di riferimento, e arricchite dai video sul backstage dei vari set fotografici, le Polaroid giganti ripercorrono la presenza a Venezia di grandi personalità che hanno fatto la storia del cinema mondiale a cavallo del millennio, da Bernardo Bertolucci a Zhang Yimou, da Johnny Depp a Julianne Moore.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con l’agenzia Photomovie, che dal 1996 al 2004 ha documentato ufficialmente gli autori e i divi della Mostra del Cinema attraverso la Giant Camera prodotta da Polaroid in pochissimi esemplari, che realizzava fotografie che si sviluppavano in 80 secondi, dopo i quali il negativo moriva, lasciando solo positivi “unici”, non riproducibili, esposti in quegli anni al Palazzo del Cinema.
Nei nove anni della storia veneziana della Giant Polaroid, dietro la macchina si sono alternati vari ritrattisti italiani: Fabrizio Marchesi, Stefano C. Montesi, Jacek P. Soltan, Fabio Lovino, Chico De Luigi, Maurizio Galimberti, hanno reso possibile la mostra. Accanto alle Giant Polaroid scattate da Maurizio Galimberti, saranno esposti anche alcuni dei più bei “mosaici fotografici” dell’artista, realizzati nelle edizioni della Mostra 2003 e 2004.

L’esposizione Ritratti (Opere uniche) è realizzata grazie alla disponibilità della Società Coima Sgr, fondo gestore degli spazi – e a Venezia al T Fondaco dei Tedeschi, sponsor dell’esposizione e con la collaborazione tecnica di Imex.

The more opinions you have, the less you see.
09 Set

The more opinions you have, the less you see.

La Biennale di Venezia ha allestito per il secondo anno una nuova mostra all’Hotel Des Bains al Lido e a Venezia al T Fondaco dei Tedeschi intitolata Ritratti (Opere uniche). 300 Polaroid raccontano i protagonisti della Biennale Cinema dal 1996 al 2004.
L’esposizione è aperta fino al 15 settembre e curata dal direttore del Settore Cinema della Biennale, Alberto Barbera.
L’Hotel Des Bains raccoglie 300 Polaroid giganti che raffigurano i protagonisti delle edizioni della Mostra del Cinema di Venezia dal 1996 al 2004: i vincitori dei Leoni d’Oro e degli altri premi, i componenti delle giurie, i maestri del cinema e le star internazionali che hanno sfilato sul red carpet del Lido. Ordinate cronologicamente nei nove anni di riferimento, e arricchite dai video sul backstage dei vari set fotografici, le Polaroid giganti ripercorrono la presenza a Venezia di grandi personalità che hanno fatto la storia del cinema mondiale a cavallo del millennio, da Bernardo Bertolucci a Zhang Yimou, da Johnny Depp a Julianne Moore.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con l’agenzia Photomovie, che dal 1996 al 2004 ha documentato ufficialmente gli autori e i divi della Mostra del Cinema attraverso la Giant Camera prodotta da Polaroid in pochissimi esemplari, che realizzava fotografie che si sviluppavano in 80 secondi, dopo i quali il negativo moriva, lasciando solo positivi “unici”, non riproducibili, esposti in quegli anni al Palazzo del Cinema.
Nei nove anni della storia veneziana della Giant Polaroid, dietro la macchina si sono alternati vari ritrattisti italiani: Fabrizio Marchesi, Stefano C. Montesi, Jacek P. Soltan, Fabio Lovino, Chico De Luigi, Maurizio Galimberti, hanno reso possibile la mostra. Accanto alle Giant Polaroid scattate da Maurizio Galimberti, saranno esposti anche alcuni dei più bei “mosaici fotografici” dell’artista, realizzati nelle edizioni della Mostra 2003 e 2004.

L’esposizione Ritratti (Opere uniche) è realizzata grazie alla disponibilità della Società Coima Sgr, fondo gestore degli spazi – e a Venezia al T Fondaco dei Tedeschi, sponsor dell’esposizione e con la collaborazione tecnica di Imex.

Film Blu (Liu Bolin - UE Flag, 2008)
24 Giu

Film Blu (Liu Bolin - UE Flag, 2008)

“Visible Invisible” è una mostra pensata ad hoc per gli spazi espositivi del Mudec, prodotta e promossa dal Comune di Milano-Cultura, MUDEC e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Boxart Gallery, a cura di Beatrice Benedetti. Aperta fino al 15 settembre 2019.

In rassegna circa cinquanta opere dell’artista, tra cui un inedito della Pietà Rondanini scattato al Castello Sforzesco di Milano e la fotografia della Sala di Caravaggio – mai esposta prima - realizzata nel 2019 alla Galleria Borghese di Roma, oltre all’immagine scattata al MUDEC tra i reperti della collezione permanente del museo.

L’artista cinese di fama internazionale Liu Bolin (Shandong, 1973) è conosciuto dal grande pubblico per le sue performance mimetiche, in cui, grazie a un accurato body painting, il suo corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo.

Luoghi emblematici, problematiche sociali, identità culturali note e segrete: Liu Bolin fa sua la poetica del nascondersi per diventare cosa tra le cose, per denunciare che tutti i luoghi, tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi, svanire, identificarsi nel Tutto: una filosofia figlia dell’Oriente, ma che ha conquistato il mondo intero, soprattutto quello occidentale.

Contraddizioni tra passato e presente, tra il potere esercitato e quello subito: è la lettura opposta e complementare della natura delle cose, documentata dalle immagini di Liu Bolin. Denuncia? Riflessione critica? Contestazione politica e sociale? Le fotografie di Liu Bolin hanno diversi livelli di lettura, oltre l’immediatezza espressiva. Dietro lo scatto fotografico che si conclude in un momento c’è lo studio, l’installazione, la pittura, la performance dell’artista: un processo di realizzazione che dura anche giorni, a dimostrazione di come un’immagine fotografica artistica non sia mai frutto di un caso, ma la sintesi di un processo creativo spesso complesso, che rivela la coscienza dell’artista e la sua intima conoscenza della realtà in tutta la sua complessità.

 

 

Liu Bolin - UE Flag, 2008
 
Film Bianco (Liu Bolin - Iceland N. 1, 2017)
24 Giu

Film Bianco (Liu Bolin - Iceland N. 1, 2017)

“Visible Invisible” è una mostra pensata ad hoc per gli spazi espositivi del Mudec, prodotta e promossa dal Comune di Milano-Cultura, MUDEC e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Boxart Gallery, a cura di Beatrice Benedetti. Aperta fino al 15 settembre 2019.

In rassegna circa cinquanta opere dell’artista, tra cui un inedito della Pietà Rondanini scattato al Castello Sforzesco di Milano e la fotografia della Sala di Caravaggio – mai esposta prima - realizzata nel 2019 alla Galleria Borghese di Roma, oltre all’immagine scattata al MUDEC tra i reperti della collezione permanente del museo.

L’artista cinese di fama internazionale Liu Bolin (Shandong, 1973) è conosciuto dal grande pubblico per le sue performance mimetiche, in cui, grazie a un accurato body painting, il suo corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo.

Luoghi emblematici, problematiche sociali, identità culturali note e segrete: Liu Bolin fa sua la poetica del nascondersi per diventare cosa tra le cose, per denunciare che tutti i luoghi, tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi, svanire, identificarsi nel Tutto: una filosofia figlia dell’Oriente, ma che ha conquistato il mondo intero, soprattutto quello occidentale.

Contraddizioni tra passato e presente, tra il potere esercitato e quello subito: è la lettura opposta e complementare della natura delle cose, documentata dalle immagini di Liu Bolin. Denuncia? Riflessione critica? Contestazione politica e sociale? Le fotografie di Liu Bolin hanno diversi livelli di lettura, oltre l’immediatezza espressiva. Dietro lo scatto fotografico che si conclude in un momento c’è lo studio, l’installazione, la pittura, la performance dell’artista: un processo di realizzazione che dura anche giorni, a dimostrazione di come un’immagine fotografica artistica non sia mai frutto di un caso, ma la sintesi di un processo creativo spesso complesso, che rivela la coscienza dell’artista e la sua intima conoscenza della realtà in tutta la sua complessità.

 

 

Liu Bolin - Iceland N. 1, 2017
 
Film Rosso (Liu Bolin - In Front of the Red Flag, 2006)
24 Giu

Film Rosso (Liu Bolin - In Front of the Red Flag, 2006)

“Visible Invisible” è una mostra pensata ad hoc per gli spazi espositivi del Mudec, prodotta e promossa dal Comune di Milano-Cultura, MUDEC e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Boxart Gallery, a cura di Beatrice Benedetti. Aperta fino al 15 settembre 2019.

In rassegna circa cinquanta opere dell’artista, tra cui un inedito della Pietà Rondanini scattato al Castello Sforzesco di Milano e la fotografia della Sala di Caravaggio – mai esposta prima - realizzata nel 2019 alla Galleria Borghese di Roma, oltre all’immagine scattata al MUDEC tra i reperti della collezione permanente del museo.

L’artista cinese di fama internazionale Liu Bolin (Shandong, 1973) è conosciuto dal grande pubblico per le sue performance mimetiche, in cui, grazie a un accurato body painting, il suo corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo.

Luoghi emblematici, problematiche sociali, identità culturali note e segrete: Liu Bolin fa sua la poetica del nascondersi per diventare cosa tra le cose, per denunciare che tutti i luoghi, tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi, svanire, identificarsi nel Tutto: una filosofia figlia dell’Oriente, ma che ha conquistato il mondo intero, soprattutto quello occidentale.

Contraddizioni tra passato e presente, tra il potere esercitato e quello subito: è la lettura opposta e complementare della natura delle cose, documentata dalle immagini di Liu Bolin. Denuncia? Riflessione critica? Contestazione politica e sociale? Le fotografie di Liu Bolin hanno diversi livelli di lettura, oltre l’immediatezza espressiva. Dietro lo scatto fotografico che si conclude in un momento c’è lo studio, l’installazione, la pittura, la performance dell’artista: un processo di realizzazione che dura anche giorni, a dimostrazione di come un’immagine fotografica artistica non sia mai frutto di un caso, ma la sintesi di un processo creativo spesso complesso, che rivela la coscienza dell’artista e la sua intima conoscenza della realtà in tutta la sua complessità.

 

 

Liu Bolin - In Front of the Red Flag, 2006
 
Pianto un quadro (Roy Lichtenstein - Crying Girl, 1963)
19 Giu

Pianto un quadro (Roy Lichtenstein - Crying Girl, 1963)

Il MUDEC presenta un grande maestro americano e una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein approda al Museo delle Culture di Milano con la mostra Roy Lichtenstein. Multiple Visions, fino all’8 settembre 2019.
La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.

In mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), oltre a video e fotografie.

La mostra curata da Gianni Mercurio e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART, evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.

La mostra è organizzata in un percorso tematicoe includeo le sezioni Storia e Vernacoli, Oggetti, Interiors, Axction Comics, La figura femminile, Paesaggi, Astrazione e Maestri del Novecento.

Roy Lichtenstein - Crying Girl, 1963
Love and Thunder (Roy Lichtenstein - Thunderbolt, 1966)
19 Giu

Love and Thunder (Roy Lichtenstein - Thunderbolt, 1966)

Il MUDEC presenta un grande maestro americano e una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein approda al Museo delle Culture di Milano con la mostra Roy Lichtenstein. Multiple Visions, fino all’8 settembre 2019.
La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.

In mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), oltre a video e fotografie.

La mostra curata da Gianni Mercurio e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART, evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.

La mostra è organizzata in un percorso tematicoe includeo le sezioni Storia e Vernacoli, Oggetti, Interiors, Axction Comics, La figura femminile, Paesaggi, Astrazione e Maestri del Novecento.

Roy Lichtenstein - Thunderbolt, 1966
OOOOO aaaaaa” (Roy Lichtenstein - reflections on the scream, 1990)
19 Giu

OOOOO aaaaaa” (Roy Lichtenstein - reflections on the scream, 1990)

Il MUDEC presenta un grande maestro americano e una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein approda al Museo delle Culture di Milano con la mostra Roy Lichtenstein. Multiple Visions, fino all’8 settembre 2019.
La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.

In mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), oltre a video e fotografie.

La mostra curata da Gianni Mercurio e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART, evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.

La mostra è organizzata in un percorso tematicoe includeo le sezioni Storia e Vernacoli, Oggetti, Interiors, Axction Comics, La figura femminile, Paesaggi, Astrazione e Maestri del Novecento.

Roy Lichtenstein - reflections on the scream, 1990
stylish stylized stee (Roy Lichtenstein - Profile Head, 1988)
19 Giu

stylish stylized stee (Roy Lichtenstein - Profile Head, 1988)

Il MUDEC presenta un grande maestro americano e una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein approda al Museo delle Culture di Milano con la mostra Roy Lichtenstein. Multiple Visions, fino all’8 settembre 2019.
La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.

In mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), oltre a video e fotografie.

La mostra curata da Gianni Mercurio e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART, evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.

La mostra è organizzata in un percorso tematicoe includeo le sezioni Storia e Vernacoli, Oggetti, Interiors, Axction Comics, La figura femminile, Paesaggi, Astrazione e Maestri del Novecento.

Roy Lichtenstein - Profile Head, 1988