Triennale Milano presenta la mostra “Tracce sul Marciapiede - Cultura Skate” , curata da Roberto d’Agostino, in concomitanza con l’installazione “OooOoO” dell’artista coreana Koo Jeong A, consistente in un grande skatepark multisensoriale.
L’esposizione, con una selezione di fotografie di Paolo Cenciarelli che raccontano la cultura skate di Roma in relazione al contesto urbano e architettonico, presenta inoltre una selezione di skateboard creati da Simone El Rana e due video sulle scene skate romane e milanesi ideati per Triennale da Roberto D’Agostino con montaggio del fotografo Pierluigi Amato.
Nella giornata inaugurale sono stati inoltre proiettati il documentario del 2001 “Dogtown and Z-boys”, narrato da Sean Penn, che racconta la rivoluzione dello skate, avvenuta a Dogtown, degradato quartiere tra Santa Monica e Venice, e a seguire il film “Paranoid Park” di Gus Van Sant, premio speciale a Cannes nel 2007, nonché miglior film del 2007 secondo i critici della prestigiosa rivista francese Cahiers du Cinéma, e il film “Kids” del 1995, diretto da Larry Clark e sceneggiato da Harmony Korine, che racconta 24 ore nella vita di un gruppo di adolescenti dei bassifondi di New York.
Roberto D’Agostino, nella lectio introduttiva all’esposizione, ci ha raccontato lo skating e la sottocultura da esso prodotta, “come spazio di sovrabbondanza, eccesso, prevaricazione, frastuono, esibizionismo, dolore ed estasi”.
Come afferma il curatore, “fare skating non nasce da un bisogno di ribellione ma piuttosto da un bisogno mistico, biologico di calore umano, di amicizia, di fratellanza, di solidarietà”.
Lo skate risponde a una esigenza primaria di non omologarsi, di non uniformarsi; ed è in questo la sua forza e il suo essere di comportamento trasversale a tutte le generazioni.
Di tutte le sottoculture, lo skate è forse la più completa: mette insieme sport, musica, stile, ribellione, autoproduzione, video, fanzine. È anche architettura e intervento urbano, se si pensa a come negli anni Settanta i giovani skater californiani, emarginati dalle città, conquistavano spazi alternativi nelle piscine delle ville svuotate dalla siccità, per poi improvvisarsi carpentieri e muratori e fabbricare in proprio i primi parchi con scivoli e ostacoli.
D’Agostino nella sua lecture ha inoltre ripercorso la storia e la diffusione dello skating in Italia dagli anni Settanta per arrivare all’affermazione della disciplina che, ufficialmente riconosciuta dal Coni, sarà annoverata tra i nuovi sport presenti alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
A Milano, al MUDEC dal 21 novembre c’è “The Art of Banksy - A Visual Protest.”
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, la mostra, ideata da Madeinart e curata da Gianni Mercurio, si articola attraverso sezioni, che cercano di sviluppare una riflessione sulla collocazione dello street artist inglese nel contesto odierno dell’arte.
Sono presenti circa 80 lavori tra dipinti, sculture e stampe di Banksy, oltre a copertine di dischi da lui disegnati, e ancora memorabilia, oggetti, fotografie e video: un approccio forse insolitamente accademico visto il genere di artista, ma perfettamente in linea con l'approccio del MUDEC, che con questa esposizione - la prima monografica su Banksy mai ospitata da un museo pubblico italiano - porta al grande pubblico un arte che per i musei non è stata creata, ma che è di notevole rilevanza per il suo rapporto con la cultura contemporanea.
La sezione introduttiva racconta il mondo dei precursori dell'artista: dal Movimento Situazionista all'Atelier Populaire sessantottino, fino ai writers newyorchesi degli anni settanta e ottanta.
C'è il tema della ribellione: se il potere esercita la propria egemonia culturale tramite i media, la chiesa, la scuola e anche i musei, lo street artist reagisce sulla strada: e lo fa con tecniche create per essere veloci e seriali, grazie agli stencil e a opere di detournment, ovvero stravolgendo il significato di opere universalmente note.
In mostra anche i famosi ratti dell'artista: una metafora, per Banksy, che li definisce come esistenti senza permesso, odiati e perseguitati. Vivono nella sporcizia, ma sono in grado di mettere in ginocchio l'intera civiltà: ecco quindi che nelle sue opere, i ratti diventano vandali che è facile identificare con i writer stessi.
Il tema dei giochi di guerra, uno dei più ricorrenti, contro la religione, l'industria bellica, lo sfruttamento del territorio, invita con cupa ironia alla resistenza agli inganni del potere.
E sempre in opposizione al potere si svolge il tema del consumismo: una critica alle dinamiche del libero mercato, particolarmente focalizzate su quello dell’arte, ma in generale rivolte a tutte le dinamiche sociali che portano alla dipendenza dai beni materiali e all’ossessione del possesso.
Un documentario di venti minuti a cura di Butterfly e David Chaumet, realizzato appositamente per la mostra, racconta la figura di Banksy e ne spiega l'approccio artistico.
A chiudere il percorso, uno spazio multimediale racconta i luoghi di tutto il mondo in cui l'artista ha lasciato i suoi murales: alcuni tuttora esistenti, altri scomparsi o rimossi. Il visitatore ha qui l'impressione di entrare nella street culture, avvolto dai suoni e dalle visioni dei luoghi-non luoghi che da sempre ispirano i writers.
È lì, al confine delle città, dove il paesaggio urbano si disperde e dove l’umanità viene abbandonata, che si svolge la guerriglia controculturale di Banksy e degli street artist tutti.
“The Art of Banksy - A Visual Protest.” Rimarrà al Mudec di Milano fino al 14 aprile 2019
Al Museo del Novecento è esposto "Giardino Abusivo" di Eugenio Tibaldi che insieme a "Atlantico" di Ettore Favini entrerà a far parte delle sue collezioni.
Le due nuove installazioni site-specific sono degli artisti vincitori ex-aequo del concorso indetto dal Comune di Milano | Cultura in occasione di “Leonardo 500” per la progettazione e produzione di opere d’arte contemporanea ispirate al genio di Leonardo da Vinci. Selezionate tra oltre ottanta progetti, le installazioni rispondono al tema in maniera del tutto originale, avvalendosi delle potenzialità dei linguaggi multimediali e proponendo un’interessante riflessione in merito a temi quanto mai attuali: la sostenibilità, la relazione tra l’uomo e la natura, la partecipazione collettiva alla costruzione di nuovi scenari futuri.
Eugenio Tibaldi riflette su quell’estetica “informale” tipica delle periferie urbane e sulla creazione di un nuovo paesaggio contemporaneo: “Giardino abusivo” è un’installazione viva e in divenire, dislocata in tre unità che si inseriscono organicamente lungo il percorso di accesso al Museo. L’opera si propone di realizzare un impianto totalmente sostenibile, nel quale piante e ortaggi possono liberamente fiorire grazie alle cure di una collettività che se ne rende partecipe.
Ettore Favini sceglie di ispirarsi al Codice Atlantico, seguendo le evoluzioni dell’acqua fino alla sua completa trasformazione in nebbia. La video-installazione “Atlantico” imposta un esplicito riferimento a quei paesaggi e a quella foschia che sono il cuore del celebre “sfumato” leonardesco, realizzando al contempo uno spazio quieto e isolato nel quale il visitatore ha l’opportunità di immergersi seguendo il ritmo dell’acqua che scorre.
La natura e la tecnologia si combinano tra loro e dialogano con gli spazi del Museo del Novecento, offrendo al visitatore un interessante confronto con l’eredità leonardesca con un taglio del tutto contemporaneo.
Al Museo del Novecento è esposto "Giardino Abusivo" di Eugenio Tibaldi che insieme a "Atlantico" di Ettore Favini entrerà a far parte delle sue collezioni.
Le due nuove installazioni site-specific sono degli artisti vincitori ex-aequo del concorso indetto dal Comune di Milano | Cultura in occasione di “Leonardo 500” per la progettazione e produzione di opere d’arte contemporanea ispirate al genio di Leonardo da Vinci. Selezionate tra oltre ottanta progetti, le installazioni rispondono al tema in maniera del tutto originale, avvalendosi delle potenzialità dei linguaggi multimediali e proponendo un’interessante riflessione in merito a temi quanto mai attuali: la sostenibilità, la relazione tra l’uomo e la natura, la partecipazione collettiva alla costruzione di nuovi scenari futuri.
Eugenio Tibaldi riflette su quell’estetica “informale” tipica delle periferie urbane e sulla creazione di un nuovo paesaggio contemporaneo: “Giardino abusivo” è un’installazione viva e in divenire, dislocata in tre unità che si inseriscono organicamente lungo il percorso di accesso al Museo. L’opera si propone di realizzare un impianto totalmente sostenibile, nel quale piante e ortaggi possono liberamente fiorire grazie alle cure di una collettività che se ne rende partecipe.
Ettore Favini sceglie di ispirarsi al Codice Atlantico, seguendo le evoluzioni dell’acqua fino alla sua completa trasformazione in nebbia. La video-installazione “Atlantico” imposta un esplicito riferimento a quei paesaggi e a quella foschia che sono il cuore del celebre “sfumato” leonardesco, realizzando al contempo uno spazio quieto e isolato nel quale il visitatore ha l’opportunità di immergersi seguendo il ritmo dell’acqua che scorre.
La natura e la tecnologia si combinano tra loro e dialogano con gli spazi del Museo del Novecento, offrendo al visitatore un interessante confronto con l’eredità leonardesca con un taglio del tutto contemporaneo.
Al Museo del Novecento è esposto "Giardino Abusivo" di Eugenio Tibaldi che insieme a "Atlantico" di Ettore Favini entrerà a far parte delle sue collezioni.
Le due nuove installazioni site-specific sono degli artisti vincitori ex-aequo del concorso indetto dal Comune di Milano | Cultura in occasione di “Leonardo 500” per la progettazione e produzione di opere d’arte contemporanea ispirate al genio di Leonardo da Vinci. Selezionate tra oltre ottanta progetti, le installazioni rispondono al tema in maniera del tutto originale, avvalendosi delle potenzialità dei linguaggi multimediali e proponendo un’interessante riflessione in merito a temi quanto mai attuali: la sostenibilità, la relazione tra l’uomo e la natura, la partecipazione collettiva alla costruzione di nuovi scenari futuri.
Eugenio Tibaldi riflette su quell’estetica “informale” tipica delle periferie urbane e sulla creazione di un nuovo paesaggio contemporaneo: “Giardino abusivo” è un’installazione viva e in divenire, dislocata in tre unità che si inseriscono organicamente lungo il percorso di accesso al Museo. L’opera si propone di realizzare un impianto totalmente sostenibile, nel quale piante e ortaggi possono liberamente fiorire grazie alle cure di una collettività che se ne rende partecipe.
Ettore Favini sceglie di ispirarsi al Codice Atlantico, seguendo le evoluzioni dell’acqua fino alla sua completa trasformazione in nebbia. La video-installazione “Atlantico” imposta un esplicito riferimento a quei paesaggi e a quella foschia che sono il cuore del celebre “sfumato” leonardesco, realizzando al contempo uno spazio quieto e isolato nel quale il visitatore ha l’opportunità di immergersi seguendo il ritmo dell’acqua che scorre.
La natura e la tecnologia si combinano tra loro e dialogano con gli spazi del Museo del Novecento, offrendo al visitatore un interessante confronto con l’eredità leonardesca con un taglio del tutto contemporaneo.
La mostra "Luna Nuova" allestita al M.A.C. di Milano in collaborazione con Fondazione Maimeri è l’inizio di una nuova era per la pittrice emergente e testimonia il profondo cambiamento da lei vissuto. Dopo una vita dedicata alla carriera nel mondo dell’editoria e della televisione, senza mai smettere di inseguire la passione per l’arte e la fotografia, Luna Berlusconi volta pagina iniziando il suo cammino artistico che l’ha portata a dipingere una vasta produzione di opere apprezzate, fin da subito, dagli appassionati d’arte e dai critici.
La mostra personale curata da Andrea Dusio è divisa in tre sezioni.
Le figure sono dipinte con colori fortemente evocativi come il grigio, il bianco, il rosso e l’azzurro, che sembrano fuoriuscire da una dimensione senza tempo; a dare questa suggestione è lo sfondo nero realizzato utilizzando un materiale insolito, il magnete. Altra peculiarità della tecnica utilizzata, definita da Luna una sorta di “non-tecnica”, riguarda il tratto: i colori sono stesi su tavole in pioppo, un supporto ligneo di origini antichissime, e listellare con pennellate a volte lineari e altre volte ripetute in maniera disordinata, per lasciare rilievi quasi sempre voluti.
Nella sezione “Icone” si può ammirare la riproduzione di un’opera dell’artista realizzata su una saracinesca a Lajatico in occasione di Artinsolite su commissione della direzione artistica. Un omaggio a Gillo Dorfles grandissimo intellettuale, critico d’arte e artista scomparso a marzo 2018, che a Lajatico ha lasciato le sue indimenticabili tracce. L’opera è permanente e si può vedere dal vivo nel centro di Lajatico.
La mostra "Luna Nuova" allestita al M.A.C. di Milano in collaborazione con Fondazione Maimeri è l’inizio di una nuova era per la pittrice emergente e testimonia il profondo cambiamento da lei vissuto. Dopo una vita dedicata alla carriera nel mondo dell’editoria e della televisione, senza mai smettere di inseguire la passione per l’arte e la fotografia, Luna Berlusconi volta pagina iniziando il suo cammino artistico che l’ha portata a dipingere una vasta produzione di opere apprezzate, fin da subito, dagli appassionati d’arte e dai critici.
La mostra personale curata da Andrea Dusio è divisa in tre sezioni.
Le figure sono dipinte con colori fortemente evocativi come il grigio, il bianco, il rosso e l’azzurro, che sembrano fuoriuscire da una dimensione senza tempo; a dare questa suggestione è lo sfondo nero realizzato utilizzando un materiale insolito, il magnete. Altra peculiarità della tecnica utilizzata, definita da Luna una sorta di “non-tecnica”, riguarda il tratto: i colori sono stesi su tavole in pioppo, un supporto ligneo di origini antichissime, e listellare con pennellate a volte lineari e altre volte ripetute in maniera disordinata, per lasciare rilievi quasi sempre voluti.
Nella sezione “Icone” si può ammirare la riproduzione di un’opera dell’artista realizzata su una saracinesca a Lajatico in occasione di Artinsolite su commissione della direzione artistica. Un omaggio a Gillo Dorfles grandissimo intellettuale, critico d’arte e artista scomparso a marzo 2018, che a Lajatico ha lasciato le sue indimenticabili tracce. L’opera è permanente e si può vedere dal vivo nel centro di Lajatico.
La mostra "Luna Nuova" allestita al M.A.C. di Milano in collaborazione con Fondazione Maimeri è l’inizio di una nuova era per la pittrice emergente e testimonia il profondo cambiamento da lei vissuto. Dopo una vita dedicata alla carriera nel mondo dell’editoria e della televisione, senza mai smettere di inseguire la passione per l’arte e la fotografia, Luna Berlusconi volta pagina iniziando il suo cammino artistico che l’ha portata a dipingere una vasta produzione di opere apprezzate, fin da subito, dagli appassionati d’arte e dai critici.
La mostra personale curata da Andrea Dusio è divisa in tre sezioni.
Le figure sono dipinte con colori fortemente evocativi come il grigio, il bianco, il rosso e l’azzurro, che sembrano fuoriuscire da una dimensione senza tempo; a dare questa suggestione è lo sfondo nero realizzato utilizzando un materiale insolito, il magnete. Altra peculiarità della tecnica utilizzata, definita da Luna una sorta di “non-tecnica”, riguarda il tratto: i colori sono stesi su tavole in pioppo, un supporto ligneo di origini antichissime, e listellare con pennellate a volte lineari e altre volte ripetute in maniera disordinata, per lasciare rilievi quasi sempre voluti.
Nella sezione “Icone” si può ammirare la riproduzione di un’opera dell’artista realizzata su una saracinesca a Lajatico in occasione di Artinsolite su commissione della direzione artistica. Un omaggio a Gillo Dorfles grandissimo intellettuale, critico d’arte e artista scomparso a marzo 2018, che a Lajatico ha lasciato le sue indimenticabili tracce. L’opera è permanente e si può vedere dal vivo nel centro di Lajatico.