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Sono una figa! (& Jana Zelibska)

Giovedì, 14 Gennaio 2016

The World Goes Pop“: alla Tate Modern di Londra, fino al 24 gennaio 2016, è proprio così.
La mostra, che espone circa 200 opere realizzate negli anni sessanta e settanta, si pone infatti l’obiettivo di sottolineare come la Pop Art non sia stato solamente un fenomeno anglo-americano o al limite europeo – come tendiamo a considerarlo – ma piuttosto un linguaggio universale.

E pone in evidenza come tale linguaggio fu spesso associato al momento storico e a tutte le istanze sociali a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, rendendosi strumento espressivo per i movimenti di protesta e di critica di tutto il mondo: la politica, la rivoluzione, il consumismo e il corpo femminile sono infatti i temi principali affrontati nelle opere esposte, realizzate in Asia come in Europa, in America Latina, Medio Oriente ed Australia.

 

Jana Zelibska

Pubblicato in Selfie ad Arte

The World Goes Pop“: alla Tate Modern di Londra, fino al 24 gennaio 2016, è proprio così.
La mostra, che espone circa 200 opere realizzate negli anni sessanta e settanta, si pone infatti l’obiettivo di sottolineare come la Pop Art non sia stato solamente un fenomeno anglo-americano o al limite europeo – come tendiamo a considerarlo – ma piuttosto un linguaggio universale.

E pone in evidenza come tale linguaggio fu spesso associato al momento storico e a tutte le istanze sociali a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, rendendosi strumento espressivo per i movimenti di protesta e di critica di tutto il mondo: la politica, la rivoluzione, il consumismo e il corpo femminile sono infatti i temi principali affrontati nelle opere esposte, realizzate in Asia come in Europa, in America Latina, Medio Oriente ed Australia.

 

Delia Cancela, “Broken Heart” 1964

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The World Goes Pop“: alla Tate Modern di Londra, fino al 24 gennaio 2016, è proprio così.
La mostra, che espone circa 200 opere realizzate negli anni sessanta e settanta, si pone infatti l’obiettivo di sottolineare come la Pop Art non sia stato solamente un fenomeno anglo-americano o al limite europeo – come tendiamo a considerarlo – ma piuttosto un linguaggio universale.

E pone in evidenza come tale linguaggio fu spesso associato al momento storico e a tutte le istanze sociali a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, rendendosi strumento espressivo per i movimenti di protesta e di critica di tutto il mondo: la politica, la rivoluzione, il consumismo e il corpo femminile sono infatti i temi principali affrontati nelle opere esposte, realizzate in Asia come in Europa, in America Latina, Medio Oriente ed Australia.

 

Henri Cueco, “Large Protest” 1969

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