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Fino al 28 aprile 2019 al MAXXI “LA STRADA. Dove si crea il mondo” la mostra curata da Hou Hanru insieme allo staff curatoriale e di ricerca del museo, presenta più di 140 artisti e oltre 200 opere per comporre il racconto multiculturale, poliglotta, colorato, spaventoso, stimolante, assordante delle strade di tutto il mondo, il vero grande laboratorio di discussione, creazione, confronto, dove si inventa l’era contemporanea.
Opere d’arte, progetti di architettura, fotografie, performance, interventi site specific e video accolgono il visitatore in una successione di gallerie che formano una strada lunga decine e decine di metri.
Un percorso organizzato per temi – le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione – fondamentali per comprendere le nuove funzioni e identità della strada contemporanea. Partendo dalla convinzione che sia il luogo in cui si crea il mondo, lo spazio viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.
La strada è analizzata come manifesto in continua mutazione della vita contemporanea, elemento di connessione ma anche di rottura, scenario delle esperienze del quotidiano come i festival di strada, i cinema estemporanei o lo street food.

Shen Yuan “Uncomfortable shoes (elles sont parties pourtant elles n’ont nulle part où aller) 2008
Shen Yuan è considerata una dei massimi esponenti dell’arte concettuale cinese e lavora principalmente sul concetto di transculturalitá. La sua attività, alimentata dall’esperienza personale della migrazione a Parigi, si esprime in installazioni monumentali realizzate tramite la ripetizione e l’accostamento di oggetti comuni. Uncomfortable shoes è formata da piccole scarpe cinesi che corrono lungo i muri e toccano a malapena il terreno formando una scritta che esprime il dolore dell’esilio: “Se ne sono andate ma non hanno un posto dove andare”. Le scarpe ricordano i codici estetici imposti dalla dinastia Qing che prevedevano l’obbligo per le donne di fasciarsi i piedi; il fenomeno è paragonato dall’artista all’esilio imposto dalla situazione geopolitica di oggi che costringe a lasciare il proprio paese di origine.

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