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Fino al 28 aprile 2019 al MAXXI “LA STRADA. Dove si crea il mondo” la mostra curata da Hou Hanru insieme allo staff curatoriale e di ricerca del museo, presenta più di 140 artisti e oltre 200 opere per comporre il racconto multiculturale, poliglotta, colorato, spaventoso, stimolante, assordante delle strade di tutto il mondo, il vero grande laboratorio di discussione, creazione, confronto, dove si inventa l’era contemporanea.
Opere d’arte, progetti di architettura, fotografie, performance, interventi site specific e video accolgono il visitatore in una successione di gallerie che formano una strada lunga decine e decine di metri.
Un percorso organizzato per temi – le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione – fondamentali per comprendere le nuove funzioni e identità della strada contemporanea. Partendo dalla convinzione che sia il luogo in cui si crea il mondo, lo spazio viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.
La strada è analizzata come manifesto in continua mutazione della vita contemporanea, elemento di connessione ma anche di rottura, scenario delle esperienze del quotidiano come i festival di strada, i cinema estemporanei o lo street food.

Eugenio Tibaldi “Architettura minima” 2016
La serie Architettura Minima è uno studio dell’artista sui ricoveri di fortuna dei senzatetto: l’autore li ha documenti e classificati per tipologie, acquistandoli dai proprietari e quindi esponendoli come ready-Made. Tramite la paradossale applicazione di categorie architettoniche, Tibaldi sottolinea le nuove categorie estetiche generate da un ambiente nato sotto il segno della precarietà, “un’alternativa del reale” che descrive dinamiche di appropriazione informale dello spazio urbano.

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Fino al 28 aprile 2019 al MAXXI “LA STRADA. Dove si crea il mondo” la mostra curata da Hou Hanru insieme allo staff curatoriale e di ricerca del museo, presenta più di 140 artisti e oltre 200 opere per comporre il racconto multiculturale, poliglotta, colorato, spaventoso, stimolante, assordante delle strade di tutto il mondo, il vero grande laboratorio di discussione, creazione, confronto, dove si inventa l’era contemporanea.
Opere d’arte, progetti di architettura, fotografie, performance, interventi site specific e video accolgono il visitatore in una successione di gallerie che formano una strada lunga decine e decine di metri.
Un percorso organizzato per temi – le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione – fondamentali per comprendere le nuove funzioni e identità della strada contemporanea. Partendo dalla convinzione che sia il luogo in cui si crea il mondo, lo spazio viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.
La strada è analizzata come manifesto in continua mutazione della vita contemporanea, elemento di connessione ma anche di rottura, scenario delle esperienze del quotidiano come i festival di strada, i cinema estemporanei o lo street food.

Alfredo Jaar Chiaroscuro (2018)
La mostra e le strade della città di Roma presentano le azioni e le ricerche artistiche contemporanee, riprendendo le riflessioni avviate negli anni Sessanta e Settanta da quella generazione di artisti ed esponenti della cultura “scesa in strada” per condividere nuovi pensieri e modelli creativi. Quale miglior modo se non portare l’arte in strada? Chiaroscuro (2018) è il titolo dell’opera dell’artista cileno Alfredo Jaar che attraverso la citazione storica di Antonio Gramsci dimostra un atteggiamento critico nei confronti della realtà politica e sociale contemporanea. Una perfetta unione di arte, impegno, poetica e militanza nello scardinare la cultura e il modo di pensare convenzionali e nell’attaccare la politica.

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DREAM. L’arte incontra i sogni” completa la trilogia, ideata e curata da Danilo Eccher per il Chiostro del Bramante, iniziata con “LOVE. L’arte incontra l’amore” (2016) e proseguita con “ENJOY. L’arte incontra il divertimento (2017).
Tre grandi mostre dedicate all’arte contemporanea e ai suoi linguaggi, capaci di esprimere diversi stati dell’anima, come la complessità delle sensazioni legate ai sentimenti, le esaltazioni delle emozioni più gioiose e le percezioni più profonde appartenenti all’onirico.
Fino al 5 maggio 2019 il Chiostro del Bramante invita il pubblico a vivere un’esperienza senza eguali, in un luogo in continua evoluzione, dove apprendimento e approfondimento sono gli strumenti per dialogare con l’arte, partendo dal confronto con essa stessa.
La mostra affronta il sogno come elemento di riflessione, di scoperta, come espressione privata, come porta d’accesso allo spazio più profondo dell’animo.
A straordinarie opere d’arte si alternano lavori site-specific ripensati per gli spazi del complesso museale e polivalente con sede nel cuore della capitale, in una successione che diviene un unico grande racconto, anche grazie al coinvolgimento di artisti noti, come Bill Viola, Anish Kapoor, Luigi Ontani, Mario Merz, James Turrell, Anselm Kiefer.
Per la prima volta al mondo l’audioguida cambia la sua classica designazione divenendo un racconto di mostra speciale ed emozionante, interpretato da 14 grandi attori italiani.
Parole capaci di amplificare, evocare e creare un altro intenso sogno, scritte dal regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo, che accompagneranno il visitatore lungo il percorso espositivo.

Tsuyoshi Tane - light is Time, 2018

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DREAM. L’arte incontra i sogni” completa la trilogia, ideata e curata da Danilo Eccher per il Chiostro del Bramante, iniziata con “LOVE. L’arte incontra l’amore” (2016) e proseguita con “ENJOY. L’arte incontra il divertimento (2017).
Tre grandi mostre dedicate all’arte contemporanea e ai suoi linguaggi, capaci di esprimere diversi stati dell’anima, come la complessità delle sensazioni legate ai sentimenti, le esaltazioni delle emozioni più gioiose e le percezioni più profonde appartenenti all’onirico.
Fino al 5 maggio 2019 il Chiostro del Bramante invita il pubblico a vivere un’esperienza senza eguali, in un luogo in continua evoluzione, dove apprendimento e approfondimento sono gli strumenti per dialogare con l’arte, partendo dal confronto con essa stessa.
La mostra affronta il sogno come elemento di riflessione, di scoperta, come espressione privata, come porta d’accesso allo spazio più profondo dell’animo.
A straordinarie opere d’arte si alternano lavori site-specific ripensati per gli spazi del complesso museale e polivalente con sede nel cuore della capitale, in una successione che diviene un unico grande racconto, anche grazie al coinvolgimento di artisti noti, come Bill Viola, Anish Kapoor, Luigi Ontani, Mario Merz, James Turrell, Anselm Kiefer.
Per la prima volta al mondo l’audioguida cambia la sua classica designazione divenendo un racconto di mostra speciale ed emozionante, interpretato da 14 grandi attori italiani.
Parole capaci di amplificare, evocare e creare un altro intenso sogno, scritte dal regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo, che accompagneranno il visitatore lungo il percorso espositivo.
 
Luigi Ontani - Heliondimio, 1987
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DREAM. L’arte incontra i sogni” completa la trilogia, ideata e curata da Danilo Eccher per il Chiostro del Bramante, iniziata con “LOVE. L’arte incontra l’amore” (2016) e proseguita con “ENJOY. L’arte incontra il divertimento (2017).
Tre grandi mostre dedicate all’arte contemporanea e ai suoi linguaggi, capaci di esprimere diversi stati dell’anima, come la complessità delle sensazioni legate ai sentimenti, le esaltazioni delle emozioni più gioiose e le percezioni più profonde appartenenti all’onirico.
Fino al 5 maggio 2019 il Chiostro del Bramante invita il pubblico a vivere un’esperienza senza eguali, in un luogo in continua evoluzione, dove apprendimento e approfondimento sono gli strumenti per dialogare con l’arte, partendo dal confronto con essa stessa.
La mostra affronta il sogno come elemento di riflessione, di scoperta, come espressione privata, come porta d’accesso allo spazio più profondo dell’animo.
A straordinarie opere d’arte si alternano lavori site-specific ripensati per gli spazi del complesso museale e polivalente con sede nel cuore della capitale, in una successione che diviene un unico grande racconto, anche grazie al coinvolgimento di artisti noti, come Bill Viola, Anish Kapoor, Luigi Ontani, Mario Merz, James Turrell, Anselm Kiefer.
Per la prima volta al mondo l’audioguida cambia la sua classica designazione divenendo un racconto di mostra speciale ed emozionante, interpretato da 14 grandi attori italiani.
Parole capaci di amplificare, evocare e creare un altro intenso sogno, scritte dal regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo, che accompagneranno il visitatore lungo il percorso espositivo.
 
Peter Kogler - untitled, 2018
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Nel 1917 Albert Einstein pubblica un articolo che fonda la cosmologia moderna e trasforma i modelli di cosmo e universo rivoluzionando le categorie di spazio e tempo.
A cento anni da questa pubblicazione il MAXXI dedica una mostra a una delle figure che più ha influenzato il pensiero contemporaneo.
Il progetto è il risultato dell'inedita collaborazione del museo con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la parte scientifica, con l’artista argentino Tomás Saraceno per la parte artistica.
La mostra propone un percorso attraverso tre concetti chiave dipendenti e interconnessi tra loro: Spazio-tempo, crisi e confini:
Indagando le connessioni tra arte e scienza, Gravity, racconta gli sviluppi della teoria della relatività nella visione odierna dell’universo e le affascinanti ricadute che essa produce ancora oggi in campo artistico.
Attraverso il coinvolgimento di artisti internazionali, con installazioni immersive, reperti iconici e simulazioni di esperimenti, la mostra rende omaggio allo scienziato che ha cambiato radicalmente le nostre conoscenze e la percezione dell’universo.

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Nel 1917 Albert Einstein pubblica un articolo che fonda la cosmologia moderna e trasforma i modelli di cosmo e universo rivoluzionando le categorie di spazio e tempo.
A cento anni da questa pubblicazione il MAXXI dedica una mostra a una delle figure che più ha influenzato il pensiero contemporaneo.
Il progetto è il risultato dell'inedita collaborazione del museo con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la parte scientifica, con l’artista argentino Tomás Saraceno per la parte artistica.
La mostra propone un percorso attraverso tre concetti chiave dipendenti e interconnessi tra loro: Spazio-tempo, crisi e confini:
Indagando le connessioni tra arte e scienza, Gravity, racconta gli sviluppi della teoria della relatività nella visione odierna dell’universo e le affascinanti ricadute che essa produce ancora oggi in campo artistico.
Attraverso il coinvolgimento di artisti internazionali, con installazioni immersive, reperti iconici e simulazioni di esperimenti, la mostra rende omaggio allo scienziato che ha cambiato radicalmente le nostre conoscenze e la percezione dell’universo.

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Nel 1917 Albert Einstein pubblica un articolo che fonda la cosmologia moderna e trasforma i modelli di cosmo e universo rivoluzionando le categorie di spazio e tempo.
A cento anni da questa pubblicazione il MAXXI dedica una mostra a una delle figure che più ha influenzato il pensiero contemporaneo.
Il progetto è il risultato dell'inedita collaborazione del museo con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la parte scientifica, con l’artista argentino Tomás Saraceno per la parte artistica.
La mostra propone un percorso attraverso tre concetti chiave dipendenti e interconnessi tra loro: Spazio-tempo, crisi e confini:
Indagando le connessioni tra arte e scienza, Gravity, racconta gli sviluppi della teoria della relatività nella visione odierna dell’universo e le affascinanti ricadute che essa produce ancora oggi in campo artistico.
Attraverso il coinvolgimento di artisti internazionali, con installazioni immersive, reperti iconici e simulazioni di esperimenti, la mostra rende omaggio allo scienziato che ha cambiato radicalmente le nostre conoscenze e la percezione dell’universo.

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In occasione della celebrazione del ventennale dell’apertura al pubblico, il Museo di Palazzo Altemps di Roma ospita la mostra Citazioni pratiche di Piero Fornasetti.
La collezione di sculture e gli spazi del Palazzo si confrontano con le ventisette incursioni artistiche realizzate da oltre ottocento pezzi di Fornasetti e di suo figlio Barnaba . Di sala in sala i temi del classico, delle rovine e delle antichità, rimandano a uno scambio a tratti spiazzante e irriverente, colto e sapiente, tra la collezione permanente di arte antica del Museo e le creazioni nate dall’immaginazione sfrenata e dall’invenzione surrealista di Fornasetti.
Disegni, mobili, accessori ripercorrono la produzione dell’Atelier dell'artista, dagli anni Trenta a oggi, rivelandosi come qualcosa di più di semplici oggetti decorati: “un invito alla fantasia, a pensare”, come raccontava lo stesso Piero. Un viatico per l’immaginazione, che riconduce all’anima originaria di Palazzo Altemps.
La mostra rimmarà aperta al pubblico fino al 6 maggio 2018.

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In occasione della celebrazione del ventennale dell’apertura al pubblico, il Museo di Palazzo Altemps di Roma ospita la mostra Citazioni pratiche di Piero Fornasetti.
La collezione di sculture e gli spazi del Palazzo si confrontano con le ventisette incursioni artistiche realizzate da oltre ottocento pezzi di Fornasetti e di suo figlio Barnaba . Di sala in sala i temi del classico, delle rovine e delle antichità, rimandano a uno scambio a tratti spiazzante e irriverente, colto e sapiente, tra la collezione permanente di arte antica del Museo e le creazioni nate dall’immaginazione sfrenata e dall’invenzione surrealista di Fornasetti.
Disegni, mobili, accessori ripercorrono la produzione dell’Atelier dell'artista, dagli anni Trenta a oggi, rivelandosi come qualcosa di più di semplici oggetti decorati: “un invito alla fantasia, a pensare”, come raccontava lo stesso Piero. Un viatico per l’immaginazione, che riconduce all’anima originaria di Palazzo Altemps.
La mostra rimmarà aperta al pubblico fino al 6 maggio 2018.

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