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Gli Eclettici – Fame di Vita” espone opere che gli artisti – noti ai più per le loro professioni, come quelle di attori, manager, scrittori – hanno donato a Mediafriends. E sta proprio nella seconda parte del titolo la chiave di lettura per poter più facilmente capire come mai la mostra ospiti opere di questi personaggi: gli “eclettici” sono persone estremamente creative la cui versatilità comporta inevitabilmente una ricerca costante della conoscenza e della espressione di sé nella maniera più completa e poliedrica possibile. E molte volte la loro professione è assolutamente insufficiente ad esprimere compiutamente questa istanza. È una necessità irrefrenabile: è il “fuoco sacro” dell’artista.

 

Giorgio Faletti, Gone with the wind (2010)

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Gli Eclettici – Fame di Vita” espone opere che gli artisti – noti ai più per le loro professioni, come quelle di attori, manager, scrittori – hanno donato a Mediafriends. E sta proprio nella seconda parte del titolo la chiave di lettura per poter più facilmente capire come mai la mostra ospiti opere di questi personaggi: gli “eclettici” sono persone estremamente creative la cui versatilità comporta inevitabilmente una ricerca costante della conoscenza e della espressione di sé nella maniera più completa e poliedrica possibile. E molte volte la loro professione è assolutamente insufficiente ad esprimere compiutamente questa istanza. È una necessità irrefrenabile: è il “fuoco sacro” dell’artista.

 

Giores, BW 043 (2013)

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Gli Eclettici – Fame di Vita” espone opere che gli artisti – noti ai più per le loro professioni, come quelle di attori, manager, scrittori – hanno donato a Mediafriends. E sta proprio nella seconda parte del titolo la chiave di lettura per poter più facilmente capire come mai la mostra ospiti opere di questi personaggi: gli “eclettici” sono persone estremamente creative la cui versatilità comporta inevitabilmente una ricerca costante della conoscenza e della espressione di sé nella maniera più completa e poliedrica possibile. E molte volte la loro professione è assolutamente insufficiente ad esprimere compiutamente questa istanza. È una necessità irrefrenabile: è il “fuoco sacro” dell’artista.

 

Dario Ballantini, Il cubo (2009)

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"La Fabbrica Del Sorriso", iniziativa della onlus Mediafriends destinata alla raccolta fondi per la associazione, propone quest'anno anche una mostra. Si tratta di "Gli Eclettici - Fame di Vita".
Da venerdì 12 giugno all' 11 ottobre 2015 saranno esposte, in uno spazio espositivo creato ad hoc in Largo Augusto 8 a Milano, oltre 300 opere d'arte create da personaggi di talento e successo in svariati campi - artistici e non - che però non sono professionisti di arte visive. Nulla a che vedere con la cosiddetta "arte eclettica", insomma: i nostri eclettici sono eclettici negli indirizzi della loro creatività, non nella scelta degli "stili" per metterla in pratica in un'unica forma d'arte.

Curata da Davide Rampello, la mostra si apre con una sezione speciale dedicata - a quasi un anno dalla scomparsa - ad uno dei più grandi eclettici dei tempi recenti: Giorgio Faletti, di cui sono esposti abiti e foto di scena, i suoi romanzi, memorabilia varie che evocano la versatilità del grande scrittore... o del grande comico.
Le sezioni principali sono due: la prima presenta artisti eclettici storici come il bancario e pittore Giuseppe Guerreschi, o l'intellettuale, dirigente, grafico e pittore Attilio Rossi; la seconda è dedicata ai contemporanei, tra cui volti noti del mondo dello spettacolo come Nancy Brilli, Dario Ballantini o Davide Mengacci, lo scrittore Nicolai Lilin, imprenditori e manager come Olivier François, Giuseppe Zanotti, Larry Woodmann e Giores.

Tutti gli artisti hanno donato una loro opera, il cui ricavato sarà devoluto interamente a Mediafriends.
La chiave di lettura per evitare di cadere in facili e banali pregiudizi che possano portare a pensare che questi artisti "debbano" essere considerati dei dilettanti sta nella seconda parte del titolo della mostra. "Fame di Vita": è questo il punto centrale.
Premettendo che il termine "dilettante", a fronte di un'accezione generalmente negativa, ha invece un etimo del tutto positivo (si tratta di persone che fanno qualcosa con lo scopo di provare diletto, ovvero piacere, passione, gioia ed entusiasmo), il fatto su cui riflettere è che la vita quotidiana stessa tende a frammentare le attività di ognuno di noi in molteplici manifestazioni. Fa parte della natura umana, o per meglio dire del suo aspetto assolutamente elevato. È del tutto frequente e normale che ci siano impiegati che oltre al loro lavoro sono bravissimi a giocare a tennis, ma anche a cucinare, raccontano barzellette in modo fantastico, cantano o ballano non meno bene di star affermate. E tutto questo pare naturale, e contribuisce a rendere una persona "interessante": la persona versatile e ricca di interessi che l'appassionano sinceramente è senza dubbio quella con cui è più piacevole passare del tempo. La sua tensione verso l'arricchimento personale, la creatività e il molteplice talento, oltre a far bene alla persona stessa è un bene anche per chi le sta attorno, e - allargando il discorso - contribuisce a migliorare l'umanità.

Ma se i dischi registrati da "non cantanti" o "non musicisti", come i libri scritti da "non scrittori", sono in qualche modo sdoganati - forse per il fatto che si tratta di arti spesso erroneamente considerate minori e più prossime all'entertainment - per coloro che compiono la stessa operazione con le arti visive critici e pubblico tendono spesso a storcere il naso. La vicenda della scultrice Gina Lollobrigida, risalente già a parecchi anni fa, pare ancora irrisolta; e perfino un artista del livello di Pasolini, acclamato come regista e scrittore, lascia perplessi i critici di fronte ai suoi bozzetti, nonostante siano lavori davvero interessanti. Un Buzzati, ad esempio, si è invece salvato da questo atteggiamento critico. Lui, che forse è stato l'eclettico tra gli eclettici italiani del ventesimo secolo.
Eppure, come sottolinea lo stesso Rampello, ciò che fa l'"eclettico" altro non è che cercare di "cogliere fuori" - ancora, come da etimo - , fuori dal proprio ambito quindi, andando al di là delle proprie consuetudini: il gesto dell'eclettico è quello di chi ha desiderio di conoscenza di sé, e di espressione di sé nella maniera più completa e poliedrica possibile tra quelle a lui familiari. Tutt'altro che un hobbista, l'eclettico.
L'arte stessa non scaturisce da altro che dal tentativo dell’uomo di avere una visione nuova della vita, un modo diverso di esprimersi.

Il grande valore di questa mostra, quindi, è il poter raccontare del senso che l’uomo prima di tutto è uomo; per questo motivo, molte volte il lavoro che fa è assolutamente insufficiente a esprimerlo completamente e rappresentarlo compiutamente. A volte si sente l’esigenza di questo completamento, ed è una necessità irrefrenabile: è la stessa chiamata "fuoco sacro" dell'artista. E che magari porta un ingegnere a diventare uno dei più grandi scrittori del ‘900, come capitò a Carlo Emilio Gadda, o un chirurgo o un avvocato a diventare due dei più grandi musicisti italiani del dopoguerra, come Jannacci o Paolo Conte. Per tacere del già citato Faletti, di cui negli ultimi anni si tendeva a dimenticare che grande comico fosse stato, e anche che ottimo musicista: Faletti, ormai per tutti il grande scrittore.
Ma anche qualora il percorso degli "Eclettici" in mostra per "La Fabbrica Del Sorriso" non dovesse portare ad uno stesso epilogo, ciò non toglierebbe la dignità artistica alle opere portate a questa mostra. Perché non è una collezione di "omaggi" di amici di Faletti e di Mediafriends: è davvero una collettiva di livello pregevole di opere create da persone che non potevano farne a meno. Che non possono lasciare che la loro vitalità resti confinata negli schemi che le rispettive professioni imporrebbero loro.

Pubblicato in Il Giornale