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Venezia, "Il Cinema in Mostra" al Des Bains.
30 Ago

Venezia, "Il Cinema in Mostra" al Des Bains.

A Venezia in occasione della sua 75ma edizione c’è “Il Cinema in Mostra - Volti e Immagini dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 1932-2018”.

L’esposizione, allestita dalla Biennale di Venezia e curata dal direttore del Settore Cinema Alberto Barbera, sarà ospitata - grazie alla collaborazione di COIMA SGR, per conto del Fondo Lido di Venezia II - all’Hotel Des Bains del Lido. La scelta della location è un segnale importante: questa mostra torna infatti a ridare vita al pianterreno della storica struttura veneziana dopo la sua chiusura del 2010, reinserendola nel contesto cittadino nel modo migliore possibile: l’Hotel, infatti, è indissolubilmente legato alla storia della manifestazione Cinematografica veneziana, di cui è uno dei luoghi simbolo.

Si tratta di una mostra su un’altra mostra, di un’altra arte: ovvero, quella che dal 1932 - il più antico festival del suo genere al mondo - è la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Con 86 anni di storia, per 75 edizioni svolte nel contesto della più antica rassegna internazionale d’arte ancora esistente - la Biennale di Venezia - la storia della Mostra d’Arte Cinematografica segue quasi integralmente quella del cinema stesso, che nacque solo tre decenni prima della sua istituzione. E il materiale da sempre conservato negli archivi della Biennale costituisce un tesoro di inestimabile valore storico per raccontare del cinema ma non soltanto, in un viaggio lungo quasi un secolo fatto di trasformazioni sociali oltre che artistiche. Il percorso espositivo include 680 foto stampate, 800 foto a monitor, 6 filmati con sequenze da 120 film, 5 documentari, oltre ad altri documenti e materiali dell’Archivio Storico, per lo più inediti, sull’intera avventura della Mostra. “Il Cinema in Mostra - Volti e Immagini dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 1932- 2018” resterà all’Hotel Des Bains fino al 16 settembre 2018.

La mostra in ricordo di Bonalumi 1958 - 2013.
17 Lug

La mostra in ricordo di Bonalumi 1958 - 2013.

Dal 16 Luglio a Milano a Palazzo Reale e al Museo del Novecento, c'è l'antologica di Agostino Bonalumi: 1958 - 2013.

Curata da Marco Meneguzzo, la mostra è promossa da Comune di Milano Cultura e Palazzo Reale in collaborazione con l'Archivio Agostino Bonalumi. Si tratta della prima antologica dell'artista nella sua città: sono presenti circa 120 opere che abbracciano l'intero percorso creativo di Bonalumi, dagli esordi accanto a Castellani e Manzoni presso lo studio di Baj alla fine degli anni cinquanta, fino ai lavori più recenti, dopo la riscoperta che lo portò negli anni 2000 a ricevere importanti premi e ad esporre la sua Opera Ambiente al Guggenheim di Venezia.

Il percorso espositivo di Palazzo Reale è ordinato cronologicamente, e caratterizzato da tre grandi installazioni: Blu Abitabile, opera di pittura ambiente realizzata nel 1967; Struttura Modulare Bianca, ricostruzione dell'opera presentata per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1970, oltre a una parete di grande superficie esposta nel 2003 a Darmstadt.

Ed è proprio su questo aspetto meno conosciuto di Bonalumi, ovvero la sua ricerca relativa alle grandi opere d'ambiente, che pone il proprio focus il museo del Novecento: sono infatti qui esposte otto opere su carta, realizzate a ridosso di quelle ambientali, che rivelano l'accuratezza e la costante dedizione al pensiero spaziale.

Accanto alle grandi opere, naturalmente, saranno presenti le tele estroflesse tipiche dell'artista, che ha saputo fare sua la lezione dell'amico Lucio Fontana e andare oltre, caratterizzandosi per una modernità talmente estrema da segnare una tappa importante per l'arte italiana.

Questo aspetto di novità, accanto alla perizia tipica di Bonalumi - e certamente in questo ha influito la sua preparazione tecnico meccanica - oltre all'ibridazione compiuta tra scultura e pittura, tra simbologia e scienza, tra quello che dovrebbe apparire e quello che appare, rende memorabile un artista che oggi - finalmente e giustamente - viene celebrato dalla sua Milano.

All’interno del percorso allestito a Palazzo Reale sarà inoltre proiettato un estratto, della durata di 12 minuti sui 60 complessivi, del documentario “AGOSTINO BONALUMI. L’intelligenza dei materiali” (2018). Realizzato da Archivio Bonalumi e Zenit Arti Audiovisive, con la regia di Fabrizio Galatea e la direzione storico-artistica di Francesca Pola, il film sarà trasmesso integralmente da Sky Arte HD il 18 settembre 2018.

L'antologica, a ingresso gratuito, di Bonalumi resterà a Milano fino al 30 settembre 2018

 

San Marino, l'arte contemporanea alla nuova Galleria nazionale.
06 Lug

San Marino, l'arte contemporanea alla nuova Galleria nazionale.

San Marino festeggia il decimo anniversario del proprio inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO con un importante evento: l’apertura del nuovo museo di arte moderna e contemporanea “Galleria Nazionale San Marino”.

La rinnovata sede è il magnifico edificio degli anni trenta “Logge dei Volontari”, ristrutturato per l’occasione, che accoglierà una selezione della Collezione d'Arte Contemporanea dello Stato di San Marino, composta da più di mille esemplari, di alcuni dei nomi più conosciuti della storia italiana del Novecento, quali Renato Guttuso, Emilio Vedova, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Corrado Cagli, Giuseppe Spagnulo, Enzo Mari, Luigi Ontani e altri. Ci saranno inoltre oltre nuovi servizi come lo spazio per la consultazione degli archivi, delle bibliografie, dell’emeroteca e della fototeca.

Il percorso espositivo si svolge in quattro aree storico-tematiche, che partendo da riferimenti alla storia dell’arte di San Marino del XX secolo - come le Biennali Internazionali di San Marino, il Progetto Spagnulo/Manzoni, la Scala Santa di Enzo Cucchi, l’intervento di Maurizio Cattelan - ampliano il discorso verso la granda arte italiana del 900. La prima sezione “Il secondo dopoguerra tra realtà e astrazione” presenta gli autori essenziali per tracciare i contorni del dibattito teso tra realtà e astrazione nel secondo dopoguerra in Italia. La seconda sezione “Arte contemporanea e linguaggi sperimentali” copre un ampio arco temporale, che si muove tra gli anni settanta e novanta e che si concentra sui linguaggi sperimentali che si sviluppano a partire dall’arte concettuale fino alla fotografia. Il terzo nucleo di opere della Galleria “Un nuovo classicismo tra tradizione e innovazione” riflette sul ritorno alla pittura, caratteristico dell’arte europea degli anni ottanta, dalla Transavanguardia di Chia e Cucchi al Citazionismo di Ontani alle posizioni più indipendenti come quelle di Enzo Mari. Ed infine l’Archivio Performativo, dedicato a progetti realizzati negli anni più recenti e contemporanei, che sarà costantemente aggiornato.

Il museo è un progetto degli Istituti Culturali promosso dalla Segreteria di Stato Cultura della Repubblica di San Marino, in collaborazione con il MA*GA di Gallarate, ordinato da Emma Zanella e Alessandro Castiglioni, rispettivamente direttore e curatore progetti speciali dell’istituzione varesina.

Al Castello di Gallipoli arriva #SELFATI, la prima mostra italiana dedicata interamente al selfie!
02 Giu

Al Castello di Gallipoli arriva #SELFATI, la prima mostra italiana dedicata interamente al selfie!

 

Dal 1 giugno al Castello di Gallipoli c’è SELFATI, la prima mostra italiana dedicata interamente al selfie. La mostra, prodotta da Orione Comunicazione, in collaborazione con Università del Salento e con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Gallipoli e La Sapienza di Roma, inaugura la quarta stagione di grandi mostre del Castello.

 

SELFATI - ma anche SÈLFATI, un imperativo che è invito - vuole raccontare il fenomeno selfie non solo come gesto quotidiano ma soprattutto come nuova modalità espressiva della “cultura popolare". Dall'atto narcisistico, quindi, alla funzione sociale: il selfie può diventare veicolo di conoscenza, per costruire una memoria collettiva fatta di relazioni, di ponti culturali e condivisione del bello.

 

Il percorso espositivo si apre, nelle prime due sale, con una panoramica sull'origine del selfie: autoritratti, che passano dal dipinto, allo schizzo, alla fotografia; dall'antico Egitto, fino a Michelangelo, Warhol, Frida Kahlo.

Tre sale sono poi dedicate a set immersivi, ovvero installazioni create ad hoc per permettere ai visitatori di selfarsi. Possono farlo nella sala circolare, che ospita la mirror tower - evidente richiamo all'uso degli specchi da parte dei grandi artisti per creare i loro autoritratti; o nella Optical Room, installazione site specific di Francesco Ferreri Aka Cheko's Art - arte cinetica volta a creare illusioni ottiche; oppure, divenire protagonisti della copertina di iconiche testate, dal Time a National Geographic.

I selfie dei visitatori contribuiranno a creare l'exhibit: una grande parete di volti che diventerà arte essa stessa.

 

Una Concept exhibition insomma, ma che non manca di ospitare anche importanti opere: di design, come le “sedute d’autore” di Fabio Novembre per Driade con le scenografiche Nemo; e d’arte, come la Venere degli Stracci di Pistoletto, artista già presente con una personale qui al Castello nel 2015, e che per la prima volta porta il suo capolavoro in Puglia.

 

La Venere, ospitata nell’imponente sala ennagonale che è il fulcro della mostra, è circondata da una numerosa selezione dei “Selfieadarte” di Clelia Patella: una rilettura pop delle differenti percezioni che ognuno di noi avverte di fronte a un'opera d’arte, interagendo e permettendone una visione più “user friendly”.

 

Dal tramonto in poi, “Salento style” con Mariano Light accende le tipiche luminarie salentine che diventano set da selfie per i visitatori.

 

Selfati resterà al Castello di Gallipoli fino all’11 novembre 2018.

 

 

 

Panasonic stupisce Brera. Al palazzo c'è Transitions
18 Apr

Panasonic stupisce Brera. Al palazzo c'è Transitions

 

Nel Palazzo di Brera di Milano, al Fuorisalone dal 17 aprile c’è “Transitions” by Panasonic Designs.

Si tratta di un’installazione di alto impatto scenografico che la nota azienda giapponese, già attivamente presente al salone nel corso degli anni passati e vincitrice di premi quali il People’s Choice Award nel 2016 e il Best Storytelling Award nel 2017, ha fortemente voluto per celebrare i 100 anni dalla sua fondazione; e, come racconta il titolo, “Transitions” è un concept che sottolinea le intenzioni di Panasonic di affrontare e trasformazioni e le sfide di un futuro ancora ignoto nel rispetto della tradizione.

Tutto questo si concretizza con un’attività dal nome evocativo: “Air Inventions”, ovvero una spettacolare installazione che sfrutta le tecnologie da tempo sviluppate dalla multinazionale nel condizionamento dell’aria - appunto - come anche nell’elaborazione di immagine, suono, illuminazione.

Il design, quindi, da disciplina espressa per elementi materici si rende eterea ed impalpabile come l’aria: un’aria estremamente purificata ed incredibilmente elaborata, tramite tecnologie come “Silky Fine Mist” - che diffonde microparticelle atomizzate d’acqua nell’imponente padiglione del diametro di 20 metri presente nel cortile di Brera e che è - non a caso - a forma di enorme goccia - e come Nanoe X, purificatore d’aria.

Sulla superficie e all’interno della goccia gigante verranno realizzate proiezioni in 4K tramite proiettori laser Panasonic ad alta luminosità, con ottiche speciali progettate per proiezioni dome ad altissima risoluzione, che regaleranno allo spettatore una qualità video impressionante, immergendolo in un’esperienza multi sensoriale unica.

L’iniziativa “Transitions in Conversation”, che consiste in tre talk events che si svolgeranno presso la Sala della Passione del Palazzo, completeranno l’esperienza. Tre le grandi tematiche affrontate: “Culture”, “Living Space” e “Community”.

La grande goccia di Transitions resterà nel cortile d’onore del palazzo di Brera fino al 22 aprile 2018.

 

Salone del mobile, a Milano arriva "la natura dell'abitare"
17 Apr

Salone del mobile, a Milano arriva "la natura dell'abitare"

 

A Milano dal 17 al 25 aprile, nel contesto del Fuorisalone, c'è "Living Nature: la natura dell'abitare".

Il progetto, voluto dal Salone del Mobile e sviluppato con lo studio di Carlo Ratti, architetto, ingegnere e docente al MIT di Boston è collocato in pieno centro, tra il Duomo e Palazzo Reale, sotto lo stretto controllo della soprintendenza ai Beni Architettonici per rispettare le decorazioni pavimentali della piazza.

L'installazione temporanea di 500 metri quadri per cinque metri d'altezza, frutto di un lavoro di un anno da parte di venticinque professionisti - non solo architetti, ma anche paesaggisti, botanici, scenografi - permette - a tutti e gratuitamente – un’immersione microclimatica senza precedenti: in essa, infatti, vengono ricreate le quattro stagioni: Inverno, Primavera, Estate e Autunno, visitabili in soli dieci minuti.

Non stupisce che sia Milano ad ospitare questa realizzazione: il capoluogo lombardo non è infatti nuovo a contaminazioni tra natura e architettura, che - anzi - pare porsi sempre più al centro delle idee dei nuovi progetti, come nel caso del Bosco Verticale; un nuovo design sostenibile.

L’attenzione viene posta sugli aspetti legati al consumo energetico e al controllo del clima. Dimostrando che NON sprecare energia è possibile. La copertura dell’installazione è dotata di una membrana selettiva in grado di regolare luce e temperatura, e pannelli fotovoltaici ispirati alla fotosintesi clorofilliana forniscono l’energia necessaria a controllare i vari microclimi; tutto questo, assieme ad accumulatori e pompe di calore, permette al sistema di utilizzare il calore generato durante la fase di raffreddamento dell’area invernale per riscaldare l’ambiente estivo.

L’obiettivo è quello di arrivare a consumo zero.

I quattro spazi interni triangolari ospitano ognuno una serie di piante, dagli alberi agli ortaggi, tipici della stagione; i visitatori si ritroveranno immersi in contesti familiari, in cui verranno inseriti pochi mobili in armonia con l'ambiente ricreato;

e saranno in grado di cogliere l'aspetto ricreativo [fare a palle di neve] della transizione da una stagione all'altra, come quello educativo, relativo all'esplorazione del rapporto tra città e natura: un argomento costantemente ricorrente nella cultura occidentale, dai tempi antichi fino a Frank Lloyd Wright e alle utopistiche città giardino di Ebenezer Howard.

Con in mente un sogno: quello di potere, un giorno, replicare questa esperienza negli ambienti della vita quotidiana, degli uffici alle stesse abitazioni. Perché non c’è posto dove viviamo meglio che immersi nella natura.

I microcosmi climatici di Living Nature resteranno a Milano fino al 25 aprile

 

"Caravaggio - L'anima e il sangue"
16 Feb

"Caravaggio - L'anima e il sangue"

Il 19, 20 e 21 febbraio nei cinema di tutta Italia, "Caravaggio - L'anima e il Sangue"

2018: il pittore più trendy del momento è decisamente Michelangelo Merisi. Dopo la mostra "Dentro Caravaggio", chiusa il 4 febbraio che ha portato a Palazzo Reale di Milano ben 420000 visitatori, grazie ai capolavori esposti e all'approccio estremamente tecnologico che porta lo spettatore in profondità - appunto - "dentro" le opere ricorrendo perfino a riflettografie e radiografie, la voglia di conoscere profondamente il pittore lombardo pare non volersi spegnere. Ecco quindi uscire, il 19, 20 e 21 febbraio nei cinema di tutta Italia, "Caravaggio - L’anima e il Sangue" .

Sviluppato dai creatori di “Raffaello – il Principe delle Arti – in 3D” e “Firenze e gli Uffizi in 3D” per una produzione originale Sky con Magnitudo Film, distribuito da Nexo Digital e il riconoscimento del ministero dei Beni Culturali, il film racconta la vita, le opere e i turbamenti del grande pittore lombardo. Lo fa ripercorrendo le tappe del tormentato peregrinare dell'artista: 5 città, 15 luoghi museali e 40 opere riprese negli ambienti per cui furono create o nei musei che le custodiscono.

La ricostruzione avviene attraverso un’approfondita ricerca documentale condotta negli archivi che custodiscono traccia del passaggio dell’artista, in stretto riferimento con la sua esistenza fatta di luci e ombre, di genio e sregolatezza. Aspetti che si riflettono con estrema coerenza nei suoi capolavori.

La narrazione si sviluppa su due livelli: quello della digressione artistica, grazie alla consulenza del professor Claudio Striniati, della professoressa Mina Gregori e della curatrice della mostra "Dentro Caravaggio" Rossella Vodret, e quello dei monologhi evocativi, con la voce fuori campo di Manuel Agnelli - perfetto alter ego moderno dell'artista - che aiutano lo spettatore ad entrare in contatto in modo immediato con l'anima turbata del Merisi, grazie anche all'ambientazione moderna e al ricorso a immagini simboliche.

Per rendere ancora più credibili queste scene si è cercato lo stesso momento di verità che contraddistingueva l'opera di Caravaggio: come il pittore ritraeva gente dal vissuto complicato che incontrava nella sua quotidianità, così il film porta sullo schermo non attori professionisti, ma persone comuni, che spesso hanno conosciuto la durezza dell'esistenza.

La tecnica del film è assolutamente all’avanguardia: per esaltare l'importanza della luce e del dettaglio nell'opera di Caravaggio, il film ricorre a soluzioni estremamente raffinate e moderne. Dalle riprese in 8K, che evidenziano dettagli delle opere altrimenti invisibili all'occhio umano - alla lavorazione in CGI che si ripropone di restituire l'enfasi dell'illuminazione dipinta, regalando una percezione del quadro tattile e viscerale: quasi reale.

 

@ilGiornale.it

La collezione "Cavallini Sgarbi" in mostra a Ferrara
03 Feb

La collezione "Cavallini Sgarbi" in mostra a Ferrara

Al Castello Estense di Ferrara da sabato 3 febbraio c'è “La collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell’Arca a Gaetano Previati. Tesori d’arte per Ferrara”.

Ideata e promossa della fondazione Elisabetta Sgarbi in collaborazione con la fondazione Cavallini Sgarbi e con il Comune di Ferrara, sotto il patrocinio del ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della regione Emilia - Romagna, la mostra racconta - nel luogo più significativo della città - la storia della straordinaria impresa culturale di una famiglia ferrarese che ha dedicato ogni propria energia all'arte.

Storia che inizia nel 1976, data in cui Vittorio Sgarbi comincia ad acquisire migliaia di titoli di trattati, guide e storie locali, cuore di una biblioteca artistica che lo porta però ben presto a capire - dopo un incontro con il collezionista Mario Lanfranchi - che raccogliere quadri possa essere più divertente e importante che possedere libri rari.

E ad abbandonare il dogma universitario secondo il quale le opere d'arte siano beni spiritualmente universali, ma materialmente indisponibili. E con l'incontro, nel 1984, col San Domenico di Niccolò dell'Arca - che qui apre la mostra - Sgarbi decide che la sua collezione sarà caratterizzata non dalla ricerca di opere conosciute, ma dall'acquisto di lavori la cui esistenza non era nota. Come dice lui stesso: la caccia ai quadri non ha regole, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, ma si cerca quello che si trova.

130 sono le opere esposte, tra dipinti e sculture, dall'inizio del quattrocento al novecento: una vera e propria sintesi dell'arte italiana.

Ritroviamo Niccolò dell'Arca, con l'Aquila, modello per il San Giovanni Evangelista della chiesa di San Giovanni in Monte. Troviamo poi opere di artisti attivi a Ferrara, come Antonio Cicognara con la Madonna del latte tra sant’Agnese e santa Caterina d’Alessandria, o più specificatamente della scuola ferrarese del diciassettesimo secolo, come Carlo Bononi (di cui è esposta la Sibilla), fino a ferraresi di epoca più moderna come Gaetano Previati (qui con il suo Cristo Crocifisso). A loro si affiancano opere di autori rari come, tra gli altri, Antonio Leonelli da Crevalcore con la sua Sacra famiglia con san Giovanni Battista e Johannes Hispanus con la Madonna con il Bambino e santa Caterina d’Alessandria.

Notevole poi la presenza di capolavori riconosciuti del seicento, come la Cleopatra di Artemisia Gentileschi e il Ritratto del legale Francesco Righetti del Guercino, “rientrato a casa” nel 2004 dopo essere stato esposto per anni al Kimbell Art Museum di Fort Worth, in Texas; opera, questa, al vertice della straordinaria galleria di ritratti che rappresenta lo sviluppo del genere dall’inizio del Cinquecento alla fine dell’Ottocento.

La collezione Cavallini Sgarbi rimarrà al Castello Estense di Ferrara fino al 3 giugno 2018.

 

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Una Frida Kahlo inedita per la prima volta in Italia.
02 Feb

Una Frida Kahlo inedita per la prima volta in Italia.

 

Dal primo febbraio al 3 giugno 2018, al Mudec - Museo delle Culture di Milano è allestita la mostra-evento sull’artista messicana più acclamata al mondo: “Frida Kahlo - Oltre il mito”.

 

Promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, la mostra porta in Italia oltre cento opere dell’artista, tra cui una cinquantina di dipinti, oltre a disegni e fotografie. Saranno riunite - per la prima volta in Italia - in un’unica sede tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti collezioni di Frida Kahlo al mondo, e con la partecipazione di autorevoli musei internazionali che presteranno alcuni dei capolavori dell’artista messicana mai visti nel nostro Paese (tra i quali, il Phoenix Art Museum, il Madison Museum of Contemporary Art e la Buffalo Albright-Knox Art Gallery).

 

Il nome della mostra è una dichiarazione di intenti: come sostiene Diego Sileo, il curatore, questo progetto nasce quasi come reazione alla estrema proliferazione di eventi espositivi dedicati alla pittrice messicana, che tendono troppo spesso a porre il focus sulla sua esistenza travagliata, come se la sua pittura fosse essenzialmente un riflesso dei suoi drammi esistenziali. Qui, invece, l’obiettivo - che si realizza grazie a sei anni di studi e ricerche - è quello di andare oltre la mitologia dell’artista, per analizzarne a fondo la poetica e per delineare una nuova chiave di lettura attorno alla sua figura, evitando ricostruzioni forzate, interpretazioni sistematiche o letture biografiche troppo comode.

 

Tutto questo è reso possibile grazie alla registrazione di inediti e sorprendenti materiali: a partire dall’archivio ritrovato nel 2007 nei bagni di Casa Azul, dove la pittrice visse con Diego Rivera, oltre che da altri importanti archivi qui presenti per la prima volta con materiali sorprendenti (archivio di Isolda Kahlo, archivio di Miguel N. Lira, archivio di Alejandro Gomez Arias).

 

Non solo il suo desiderio frustrato di essere madre, la lotta contro la malattia o il rapporto tormentato con Diego Rivera, quindi, ma la ricerca cosciente dell’Io, l’affermazione della sua messicanità, l’espressione della sofferenza vitale. Aspetti che fanno di Frida Kahlo non semplicemente una donna che dipinge quasi come si trattasse di una sorta di autoanalisi semiamatoriale, ma una artista che tratta scientemente temi profondamente vissuti e radicati in sé.

 

L’allestimento della mostra riflette gli argomenti che emergono dalle ricerche degli archivi. Quattro le sezioni - Donna, terra, politica e dolore - per un percorso espositivo teso a sottolineare la forte coerenza artistica e tematica della pittrice, che va ben oltre la comune visione romantica della sua vita ricca di contraddizioni.

 

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Apre il Louvre di Abu Dhabi, primo museo d'arte "universale" del mondo islamico
09 Nov

Apre il Louvre di Abu Dhabi, primo museo d'arte "universale" del mondo islamico

Dall’11 novembre, l’interculturalità che storicamente caratterizza il museo del Louvre si fa ancor più cosmopolita: apre il Louvre di Abu Dhabi.

Il museo è frutto di un accordo intergovernativo del 2007 tra l’emirato e la Francia volto a sottolineare lo spirito di apertura e dialogo tra le culture già tipico della storica sede parigina, aspetto decisamente enfatizzato per il fatto di rappresentare un unicum (... o forse un apripista?) nel mondo arabo: si tratta, infatti, del primo museo di arte “universale” presente in un Paese islamico. Il meccanismo è quello tipico degli Emirati: utilizzare un brand universalmente conosciuto per far funzionare con successo e in maniera immediata, grazie alle enormi disponibilità finanziarie, una macchina peraltro perfetta dal punto di vista organizzativo e infrastrutturale: le competenze e la storia sono quelle europee, e “Louvre” - ancora più di “Paris St. Germain” è un marchio in grado di creare una Storia anche quando, come in questo caso, il nome sia destinato a una realtà del tutto nuova.

E come il nome Louvre garantisce, il museo sarà caratterizzato da una linea narrativa che andrà dalla preistoria alla contemporaneità, attraverso le 23 gallerie della sua collezione permanente e i prestiti non solo dalla casa madre ma anche da molti altri prestigiosi musei francesi: durante l’anno inaugurale si potranno infatti vedere opere importanti come la Belle Ferroniere di Leonardo del Louvre, una delle 4 Gare Saint-Lazare di Monet, proveniente dal museo d’Orsay come il Pifferaio di Manet, la Natura morta con Magnolia di Matisse del Centro Pompidou, un Mappamondo di Coronelli custodito alla Biblioteca nazionale di Francia, come anche rare opere di arte primitiva provenienti dal Museo du quai Branly.

Com’è tipico delle grandi opere urbane realizzate negli Emirati negli ultimi lustri - da quando, cioè, gli emiri hanno capito che in un non troppo remoto futuro dovranno trovare investimenti alternativi al non rinnovabile petrolio, e hanno scelto di puntare su un turismo attratto da grandeur e lusso - il museo è una capolavoro di architettura e ingegneria: Jean Nouvel , francese ma per nulla nuovo all’integrazione tra Parigi, cultura e Islam avendo passato metà degli anni ottanta a realizzarne la sintesi nell’edificio dell’Istituto del mondo arabo, ha concepito il nuovo Louvre come uno spazio da vivere quotidianamente e non solo come una sede espositiva: ha infatti creato una vera e propria "città-museo" sul mare, con una serie di 55 edifici bianchi contrastanti, ispirati alla Medina, che includono - oltre alle 23 gallerie - uno spazio espositivo temporaneo, un auditorium, un ristorante, un cafè, negozi e un "Museo dei Bambini" volto ad avvicinare - anche tramite un fitto programma di laboratori creativi - i più giovani all’arte e alla cultura transnazionale. Il "Dome", l'edificio centrale, è sorretto - nonostante la mole imponente - unicamente da quattro grandi pilastri e dà per questo l'impressione di galleggiare sull’acqua dell’isolotto (artificiale, com’è consuetudine locale) di Saadiyat: occupa la maggior parte dell'area e rappresenta una struttura maestosa e iconica, i cui pattern geometrici giocano coi raggi di luce creando un effetto cinematico col movimento del sole.

La mostra speciale inaugurale, dal titolo "Da un Louvre all'altro: aprire un museo per tutti" verrà inaugurata il 21 dicembre prossimo, e traccerà la storia del museo parigino in tre sezioni, da quella delle collezioni Reali a quella relativa alla creazione del Louvre moderno. Una storia nel segno della continuità, ma ancora una volta rinnovata e proiettata verso il futuro: per almeno trent'anni, infatti, questa modernissima istituzione potrà fregiarsi dello storico e prestigioso nome del museo della Rive Droite, rendendosi un ponte tra la storia e il futuro, tra civiltà diverse, nel segno della cultura e della concordia.