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Il MUDEC presenta un grande maestro americano e una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein approda al Museo delle Culture di Milano con la mostra Roy Lichtenstein. Multiple Visions, fino all’8 settembre 2019.
La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.

In mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), oltre a video e fotografie.

La mostra curata da Gianni Mercurio e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART, evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.

La mostra è organizzata in un percorso tematicoe includeo le sezioni Storia e Vernacoli, Oggetti, Interiors, Axction Comics, La figura femminile, Paesaggi, Astrazione e Maestri del Novecento.

Roy Lichtenstein - Profile Head, 1988

 

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Il MUDEC presenta un grande maestro americano e una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein approda al Museo delle Culture di Milano con la mostra Roy Lichtenstein. Multiple Visions, fino all’8 settembre 2019.
La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.

In mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), oltre a video e fotografie.

La mostra curata da Gianni Mercurio e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART, evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.

La mostra è organizzata in un percorso tematicoe includeo le sezioni Storia e Vernacoli, Oggetti, Interiors, Axction Comics, La figura femminile, Paesaggi, Astrazione e Maestri del Novecento.

Roy Lichtenstein - Modern Tapestry, tappeto annodato a mano, 1968

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Il MUDEC presenta un grande maestro americano e una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein approda al Museo delle Culture di Milano con la mostra Roy Lichtenstein. Multiple Visions, fino all’8 settembre 2019.
La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte.

In mostra circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane (la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), oltre a video e fotografie.

La mostra curata da Gianni Mercurio e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART, evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali.

 

La mostra è organizzata in un percorso tematicoe includeo le sezioni Storia e Vernacoli, Oggetti, Interiors, Axction Comics, La figura femminile, Paesaggi, Astrazione e Maestri del Novecento.

Roy Lichtenstein - Brushstroke nude, 1992/2005

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Pirelli HangarBicocca presenta CITTÀDIMILANO (14 febbraio – 21 luglio 2019), la mostra personale di Giorgio Andreotta Calò: un arcipelago di opere del passato e di nuova produzione, raccolte per la prima volta insieme, che trasforma e riconfigura radicalmente lo spazio espositivo. Il percorso di mostra genera storie e visioni su diversi tempi e luoghi, da Venezia a Milano, dalle profondità del mare a quelle del sottosuolo.
Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979; vive e lavora tra Italia e Olanda) si contraddistingue nella scena artistica contemporanea per il suo linguaggio innovativo e nel 2017 ha rappresentato l’Italia alla 57ma Biennale di Venezia. Le sue opere includono sculture, installazioni ambientali di larga scala e interventi spaziali che trasformano architetture o interi paesaggi e sono spesso concepite per essere incluse in un ricco sistema di rimandi e collegamenti tra di loro, anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua, la luce e il fuoco.

Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici.Parte integrante della sua metodologia artistica è la costante rielaborazione e riconfigurazione delle sue opere in base al contesto geografico e culturale in cui vengono esposte: per CITTÀDIMILANO l’artista si concentra sulla sua pratica scultorea, presentando in stretto dialogo lavori realizzati dal 2008 a oggi e qui concepiti come parte di un unico paesaggio, che trasforma la percezione dell’ambiente ed evidenzia i legami che intercorrono tra le opere stesse. Un invito ai visitatori a creare il proprio percorso all’interno della mostra e i propri collegamenti. Per l’occasione Giorgio Andreotta Calò ha inoltre compiuto ricerche sulla storia della società Pirelli, concependo appositamente nuove opere, che portano alla luce narrazioni inedite del passato, legate alla città di Milano, ma che si relazionano a temi e luoghi già presenti nel lavoro dell’artista. Con questa mostra Pirelli HangarBicocca riconferma il suo impegno a sostenere la sperimentazione in ambito artistico e la produzione di nuove opere.

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Pirelli HangarBicocca presenta CITTÀDIMILANO (14 febbraio – 21 luglio 2019), la mostra personale di Giorgio Andreotta Calò: un arcipelago di opere del passato e di nuova produzione, raccolte per la prima volta insieme, che trasforma e riconfigura radicalmente lo spazio espositivo. Il percorso di mostra genera storie e visioni su diversi tempi e luoghi, da Venezia a Milano, dalle profondità del mare a quelle del sottosuolo.
Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979; vive e lavora tra Italia e Olanda) si contraddistingue nella scena artistica contemporanea per il suo linguaggio innovativo e nel 2017 ha rappresentato l’Italia alla 57ma Biennale di Venezia. Le sue opere includono sculture, installazioni ambientali di larga scala e interventi spaziali che trasformano architetture o interi paesaggi e sono spesso concepite per essere incluse in un ricco sistema di rimandi e collegamenti tra di loro, anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua, la luce e il fuoco.

Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici.Parte integrante della sua metodologia artistica è la costante rielaborazione e riconfigurazione delle sue opere in base al contesto geografico e culturale in cui vengono esposte: per CITTÀDIMILANO l’artista si concentra sulla sua pratica scultorea, presentando in stretto dialogo lavori realizzati dal 2008 a oggi e qui concepiti come parte di un unico paesaggio, che trasforma la percezione dell’ambiente ed evidenzia i legami che intercorrono tra le opere stesse. Un invito ai visitatori a creare il proprio percorso all’interno della mostra e i propri collegamenti. Per l’occasione Giorgio Andreotta Calò ha inoltre compiuto ricerche sulla storia della società Pirelli, concependo appositamente nuove opere, che portano alla luce narrazioni inedite del passato, legate alla città di Milano, ma che si relazionano a temi e luoghi già presenti nel lavoro dell’artista. Con questa mostra Pirelli HangarBicocca riconferma il suo impegno a sostenere la sperimentazione in ambito artistico e la produzione di nuove opere.

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Pirelli HangarBicocca presenta CITTÀDIMILANO (14 febbraio – 21 luglio 2019), la mostra personale di Giorgio Andreotta Calò: un arcipelago di opere del passato e di nuova produzione, raccolte per la prima volta insieme, che trasforma e riconfigura radicalmente lo spazio espositivo. Il percorso di mostra genera storie e visioni su diversi tempi e luoghi, da Venezia a Milano, dalle profondità del mare a quelle del sottosuolo.
Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979; vive e lavora tra Italia e Olanda) si contraddistingue nella scena artistica contemporanea per il suo linguaggio innovativo e nel 2017 ha rappresentato l’Italia alla 57ma Biennale di Venezia. Le sue opere includono sculture, installazioni ambientali di larga scala e interventi spaziali che trasformano architetture o interi paesaggi e sono spesso concepite per essere incluse in un ricco sistema di rimandi e collegamenti tra di loro, anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua, la luce e il fuoco.

Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici.Parte integrante della sua metodologia artistica è la costante rielaborazione e riconfigurazione delle sue opere in base al contesto geografico e culturale in cui vengono esposte: per CITTÀDIMILANO l’artista si concentra sulla sua pratica scultorea, presentando in stretto dialogo lavori realizzati dal 2008 a oggi e qui concepiti come parte di un unico paesaggio, che trasforma la percezione dell’ambiente ed evidenzia i legami che intercorrono tra le opere stesse. Un invito ai visitatori a creare il proprio percorso all’interno della mostra e i propri collegamenti. Per l’occasione Giorgio Andreotta Calò ha inoltre compiuto ricerche sulla storia della società Pirelli, concependo appositamente nuove opere, che portano alla luce narrazioni inedite del passato, legate alla città di Milano, ma che si relazionano a temi e luoghi già presenti nel lavoro dell’artista. Con questa mostra Pirelli HangarBicocca riconferma il suo impegno a sostenere la sperimentazione in ambito artistico e la produzione di nuove opere.

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Pirelli HangarBicocca presenta “Remains”, la prima grande mostra personale di Sheela Gowda in Italia, curata da Nuria Enguita, Direttrice di Bombas Gens Centre d’Art, Valencia, e Lucia Aspesi, Assistente curatore di Pirelli HangarBicocca. Il progetto espositivo rappresenta un’opportunità unica per scoprire nei monumentali spazi delle Navate vent’anni di lavoro di quest’artista di origine indiana che ha saputo fondere tecniche, forme, cromie e materiali sconfinando in un’espressività sia astratta che figurativa in linea con gli esiti e le ricerche internazionali.

Un’ampia selezione di opere realizzate dal 1996 a oggi, tra cui installazioni e sculture site- specific oltre a stampe e acquerelli, è esposta accanto a due nuove produzioni realizzate appositamente per la mostra: Tree Line (2019) e In Pursuit of (2019) .

“Remains” sottolinea la poetica e il significato politico dell’opera di Gowda, la cui pratica scaturisce da uno sguardo ricettivo e approfondito sul mondo, e dalla consapevolezza del valore simbolico e comunicativo dei materiali, degli oggetti e degli scarti. La selezione delle opere in mostra rivela inoltre il costante lavoro dell’artista nella definizione della forma intesa come modalità di trasformazione dei significati. Come ha spiegato la stessa artista: «Un’opera è il risultato di una decisione, di una scelta. Se è vero che il mio lavoro nasce da contesti specifici, tuttavia la natura ultima di un’opera è modellata sulla base dell’astrazione; un’astrazione che non si limita a una scelta stilistica, ma il cui intento è comunicare significati e favorire molteplici letture».

Le opere di Sheela Gowda fanno parte delle collezioni delle più importanti istituzioni internazionali, fra cui Tate Modern, Londra; MoMA – The Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Walker Art Center, Minneapolis; Van Abbemuseum, Eindhoven e Kiran Nadar Museum, Nuova Delhi.

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Pirelli HangarBicocca presenta “Remains”, la prima grande mostra personale di Sheela Gowda in Italia, curata da Nuria Enguita, Direttrice di Bombas Gens Centre d’Art, Valencia, e Lucia Aspesi, Assistente curatore di Pirelli HangarBicocca. Il progetto espositivo rappresenta un’opportunità unica per scoprire nei monumentali spazi delle Navate vent’anni di lavoro di quest’artista di origine indiana che ha saputo fondere tecniche, forme, cromie e materiali sconfinando in un’espressività sia astratta che figurativa in linea con gli esiti e le ricerche internazionali.

Un’ampia selezione di opere realizzate dal 1996 a oggi, tra cui installazioni e sculture site- specific oltre a stampe e acquerelli, è esposta accanto a due nuove produzioni realizzate appositamente per la mostra: Tree Line (2019) e In Pursuit of (2019) .

“Remains” sottolinea la poetica e il significato politico dell’opera di Gowda, la cui pratica scaturisce da uno sguardo ricettivo e approfondito sul mondo, e dalla consapevolezza del valore simbolico e comunicativo dei materiali, degli oggetti e degli scarti. La selezione delle opere in mostra rivela inoltre il costante lavoro dell’artista nella definizione della forma intesa come modalità di trasformazione dei significati. Come ha spiegato la stessa artista: «Un’opera è il risultato di una decisione, di una scelta. Se è vero che il mio lavoro nasce da contesti specifici, tuttavia la natura ultima di un’opera è modellata sulla base dell’astrazione; un’astrazione che non si limita a una scelta stilistica, ma il cui intento è comunicare significati e favorire molteplici letture».

Le opere di Sheela Gowda fanno parte delle collezioni delle più importanti istituzioni internazionali, fra cui Tate Modern, Londra; MoMA – The Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Walker Art Center, Minneapolis; Van Abbemuseum, Eindhoven e Kiran Nadar Museum, Nuova Delhi.

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Pirelli HangarBicocca presenta “Remains”, la prima grande mostra personale di Sheela Gowda in Italia, curata da Nuria Enguita, Direttrice di Bombas Gens Centre d’Art, Valencia, e Lucia Aspesi, Assistente curatore di Pirelli HangarBicocca. Il progetto espositivo rappresenta un’opportunità unica per scoprire nei monumentali spazi delle Navate vent’anni di lavoro di quest’artista di origine indiana che ha saputo fondere tecniche, forme, cromie e materiali sconfinando in un’espressività sia astratta che figurativa in linea con gli esiti e le ricerche internazionali.

Un’ampia selezione di opere realizzate dal 1996 a oggi, tra cui installazioni e sculture site- specific oltre a stampe e acquerelli, è esposta accanto a due nuove produzioni realizzate appositamente per la mostra: Tree Line (2019) e In Pursuit of (2019) .

“Remains” sottolinea la poetica e il significato politico dell’opera di Gowda, la cui pratica scaturisce da uno sguardo ricettivo e approfondito sul mondo, e dalla consapevolezza del valore simbolico e comunicativo dei materiali, degli oggetti e degli scarti. La selezione delle opere in mostra rivela inoltre il costante lavoro dell’artista nella definizione della forma intesa come modalità di trasformazione dei significati. Come ha spiegato la stessa artista: «Un’opera è il risultato di una decisione, di una scelta. Se è vero che il mio lavoro nasce da contesti specifici, tuttavia la natura ultima di un’opera è modellata sulla base dell’astrazione; un’astrazione che non si limita a una scelta stilistica, ma il cui intento è comunicare significati e favorire molteplici letture».

Le opere di Sheela Gowda fanno parte delle collezioni delle più importanti istituzioni internazionali, fra cui Tate Modern, Londra; MoMA – The Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Walker Art Center, Minneapolis; Van Abbemuseum, Eindhoven e Kiran Nadar Museum, Nuova Delhi.

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La XXII edizione della Triennale di Milano dal titolo Broken Nature: Design Takes on Human Survival curata da Paola Antonelli è un’indagine approfondita sui legami che uniscono gli uomini all’ambiente naturale, legami che nel corso degli anni sono stati profondamente compromessi. Analizzando vari progetti di architettura e design, esplora il concetto di design ricostituente e mette in luce oggetti e strategie che reinterpretano il rapporto tra gli esseri umani e il contesto in cui vivono, includendo sia gli ecosistemi sociali che quelli naturali. Fino al primo settembre 2019.

“Oki Naganode” 2013, Julia Lohmann
Interessata a comprendere il sistemia di valori e le costruzioni sociali che sottendono il rapporto tra esseri umani, flora e fauna, la designer Julia Lohmann ha individuato nelle alghe il proprio materiale d’elezione. Questa installazione è realizzata con alghe giapponesi naga trattate per rimanere flessibili come pelle traslucida, e interamente fabbricata seguendo la curvatura naturale dei pezzi d’alga. Le forme astratte rendono omaggio alla duttilità di questi organismi marini e celebrano il loro potenziale come materiale di progetto e produzione del futuro.

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