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Spunto cardinale (Giacomo Manzù - Cardinale Seduto)
20 Set

Spunto cardinale (Giacomo Manzù - Cardinale Seduto)

Il Getty Center di Los Angeles, aperto 365 giorni l’anno, è uno dei più importanti musei del mondo e non soltanto: la mission del Getty Trust – cui si uniscono l’altra location, la Getty Villa di Malibù, e gli istituti di conservazione e quello di ricerca, è quella di permettere al pubblico la migliore conoscenza possibile della storia dell’arte. Gli scopi sono del tutto educativi, come dimostra peraltro la politica di ingressi gratuiti alle sedi museali: tutto ciò è reso possibile dal fatto che si tratta della più ricca istituzione d’arte del mondo, con un capitale che si aggira attorno ai 4 miliardi di dollari. L’arte italiana è al centro del patrimonio del Getty Museum. Da quella antica, celebrata presso la sede della Villa, alle opere del Center, che coprono un arco di tempo che va dal Trecento al secolo scorso.

 

 

Giacomo Manzù, Cardinale Seduto (1975-77)
Quello dei cardinali è riconosciuto come uno dei temi iconografici fondamentali nella produzione dell’artista, sviluppato in più di 300 versioni eseguite dal 1938 fino alla sua morte nel 1991.
L’ispirazione avvenne durante un viaggio a Roma nel 1934, in cui Manzù fu fortemente suggestionato dalla visione dell’allora Papa Pio XI, seduto tra due vescovi nella Basilica di San Pietro.
Questa scultura venne acquistata dal leggendario produttore cinematografico Ray Stark che la donò poi – insieme ad altre 27 sculture di altrettanto importanti artisti del XX secolo – al Getty.
L’opera si presenta imponente, posizionata sul terrazzo panoramico dell’edificio, in una scenografia architettonica totalmente bianca e aperta al paesaggio e alla vista della città, creando un suggestivo effetto teatrale.
Lo scultore ha sempre sostenuto che non vi fosse nessun messaggio religioso nella serie dei cardinali, e che non fu la fede a spingerlo a sviluppare questa tematica, ma i volumi delle sagome imponenti create dall’abbigliamento ecclesiastico. La ricerca della forma diventa quindi protagonista dell’opera, quasi come in uno still life.