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Le collezioni del MAXXI Arte sono costituite da oltre 400 opere che testimoniano la produzione artistica internazionale, con una particolare attenzione alle esperienze italiane e a quegli artisti stranieri la cui ricerca è legata al contesto italiano.
Il museo dedica in maniera permanente una delle gallerie alle proprie collezioni. Attraverso la presentazione di selezioni ragionate di opere, esposizioni sempre nuove tracciano di volta in volta diversi percorsi tematici alla scoperta della collezione del museo.

Un primo nuovo allestimento, con oltre 30 lavori d’arte (dipinti, sculture, installazioni, video, fotografie) e 21 progetti di architettura (disegni, modelli, fotografie, documenti vari che raccontano la storia di ciascun progetto), presenta la collezione del MAXXI in un percorso espositivo in cui le ricerche degli artisti emergenti dialogano con quelle prodotte, tra gli anni Sessanta e il 2000, da alcuni tra i più significativi artisti italiani e stranieri del periodo, come Alighiero Boetti, Francesco Clemente, William Kentridge, Mario Merz, Gerhard Richter.

L’allestimento, dinamico e immersivo, mette le opere in dialogo tra loro, con gli spazi fluidi di Zaha Hadid e con il pubblico. Attraverso piani e pannelli sospesi che calano dal soffitto e con la creazione di una griglia di nuovi spazi e volumi, il pubblico potrà infatti vivere l’esperienza e l’emozione dell’opera d’arte a 360 gradi, in modo attivo e partecipato.

 

Gilberto Zorio, “Canoa Roma” (2011)
Originariamete pensata per l’esterno della vetrata della galleria 5, l’opera è oggi allestita all’inerno del MAXXI negli spazi dedicati alla collezione permanente, in un adattamento che sottolinea il rapporto dell’opera con la luce, assorbita e restituita dai materiali e dalle luminescenze, come se pulsasse di vita. Il volume del kayak e la sua posizione inclinata sintetizzano e catalizzano nello spazio la forza di tensioni, frutto della combinazione di forze energetiche diverse e reazioni chimiche, oggetto della ricerca dell’artista. L’opera apre la sezione dedicata alla composizione volumetrica e accoglie il visitatore, il cui sguardo è attratto e guidato dalle linee di tensione disegnate nello sazio e dal pasaggio luce-ombra accompagnato dal sibilo-segnale-viaggio-avvertimento.

Pubblicato in Selfie ad Arte

Le collezioni del MAXXI Arte sono costituite da oltre 400 opere che testimoniano la produzione artistica internazionale, con una particolare attenzione alle esperienze italiane e a quegli artisti stranieri la cui ricerca è legata al contesto italiano.
Il museo dedica in maniera permanente una delle gallerie alle proprie collezioni. Attraverso la presentazione di selezioni ragionate di opere, esposizioni sempre nuove tracciano di volta in volta diversi percorsi tematici alla scoperta della collezione del museo.

Un primo nuovo allestimento, con oltre 30 lavori d’arte (dipinti, sculture, installazioni, video, fotografie) e 21 progetti di architettura (disegni, modelli, fotografie, documenti vari che raccontano la storia di ciascun progetto), presenta la collezione del MAXXI in un percorso espositivo in cui le ricerche degli artisti emergenti dialogano con quelle prodotte, tra gli anni Sessanta e il 2000, da alcuni tra i più significativi artisti italiani e stranieri del periodo, come Alighiero Boetti, Francesco Clemente, William Kentridge, Mario Merz, Gerhard Richter.

L’allestimento, dinamico e immersivo, mette le opere in dialogo tra loro, con gli spazi fluidi di Zaha Hadid e con il pubblico. Attraverso piani e pannelli sospesi che calano dal soffitto e con la creazione di una griglia di nuovi spazi e volumi, il pubblico potrà infatti vivere l’esperienza e l’emozione dell’opera d’arte a 360 gradi, in modo attivo e partecipato.

 

Giulio Paolini, “Tre per tre (ognuno è l’altro o nessuno” (1998)
L’opera è composta da tre sculture in gesso simili tra loro ma diverse. Paolini traduce tridimensionalmente un’incisione del francese Jean-Baptiste Siméon Chardin L’Etude du dessin del 1748-1749 in cui un artista è intento a copiare una scultura posta su un piedistallodi fronte a sé mentre alle sue spalle una terza figura lo osserva. Nell’installazione una delle tre sculture raffigura l’artista mentre le altre due ne sono una variante priva di carta e matita. Questa moditica cambia l’identità delle due figure che poste, spazialmente in relazione all’artista, ne diventan il modello in posa e lo spettatore esattamente come nell’incisione di Chardin. L’opera riflette sul processo artistico, l’imitazione e il lnguaggio dell’arte, temi centrali nel lavoro di Paolini. Allo stesso tempo la natura installativa dell’opera coinvolge il corpo dello spettatore reale che diventa la quarta figura a aentrare nel gioco della ripetizione proposto dall’artista.

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Concepito per mettere in luce e celebrare gli sviluppi della scena artistica contemporanea, il Premio MAXXI sostiene la crescita della giovane generazione di artisti italiani nel contesto locale e internazionale. Giunto alla sua ottava edizione, occupa oggi un ruolo centrale nel dibattito nelle arti visive e rappresenta un volano per la diffusione del talento degli artisti emergentie mid-career.
Selezionati da una giuria internazionale composta da Hou Hanru, Adelina Von Fürstemberg, Matteo Garrone, Francesco Manacorda, Anna Mattirolo e Elena Kontova, i quattro finalisti dell’edizione 2016 sono ancora esposti nella galleria 3 del Museo. La chiusura della mostra è stata infatti prorogata al 12 marzo 2017.
Sono Riccardo Arena, Ludovica Carbotta, Adelita Husni-Bey e il collettivo Zapruder.
La mostra accoglie opere concepite e prodotte per questa occasione. L’opera del vincitore Zapruder (2000, Roncofreddo, FC) entra a fare parte della collezione permanente incrementandone il patrimonio. Il film Zeus Machine (2016), ispirato alle “Dodici fatiche di Ercole”, riflette sull’identità delle società moderne attraverso la reinterpretazione del mito stesso.

 

Ludovica Carbotta (1982, Torino). “Monowe (the City Museum)”
Il frammento di un edificio immaginario, un museo nel museo, nel quale finzione e realtà sono compenetrati in uno scenario atemporale.

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Concepito per mettere in luce e celebrare gli sviluppi della scena artistica contemporanea, il Premio MAXXI sostiene la crescita della giovane generazione di artisti italiani nel contesto locale e internazionale. Giunto alla sua ottava edizione, occupa oggi un ruolo centrale nel dibattito nelle arti visive e rappresenta un volano per la diffusione del talento degli artisti emergentie mid-career.
Selezionati da una giuria internazionale composta da Hou Hanru, Adelina Von Fürstemberg, Matteo Garrone, Francesco Manacorda, Anna Mattirolo e Elena Kontova, i quattro finalisti dell’edizione 2016 sono ancora esposti nella galleria 3 del Museo. La chiusura della mostra è stata infatti prorogata al 12 marzo 2017.
Sono Riccardo Arena, Ludovica Carbotta, Adelita Husni-Bey e il collettivo Zapruder.
La mostra accoglie opere concepite e prodotte per questa occasione. L’opera del vincitore Zapruder (2000, Roncofreddo, FC) entra a fare parte della collezione permanente incrementandone il patrimonio. Il film Zeus Machine (2016), ispirato alle “Dodici fatiche di Ercole”, riflette sull’identità delle società moderne attraverso la reinterpretazione del mito stesso.

 

Adelina Hurni-Bay (1985, Libano). “La Luna in Folle”
Si tratta di una installazione concepita come set televisivo nel quale i contenuti di programmi tra i più noti sono rielaborati da compagnie di teatro locali.

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Concepito per mettere in luce e celebrare gli sviluppi della scena artistica contemporanea, il Premio MAXXI sostiene la crescita della giovane generazione di artisti italiani nel contesto locale e internazionale. Giunto alla sua ottava edizione, occupa oggi un ruolo centrale nel dibattito nelle arti visive e rappresenta un volano per la diffusione del talento degli artisti emergentie mid-career.
Selezionati da una giuria internazionale composta da Hou Hanru, Adelina Von Fürstemberg, Matteo Garrone, Francesco Manacorda, Anna Mattirolo e Elena Kontova, i quattro finalisti dell’edizione 2016 sono ancora esposti nella galleria 3 del Museo. La chiusura della mostra è stata infatti prorogata al 12 marzo 2017.
Sono Riccardo Arena, Ludovica Carbotta, Adelita Husni-Bey e il collettivo Zapruder.
La mostra accoglie opere concepite e prodotte per questa occasione. L’opera del vincitore Zapruder (2000, Roncofreddo, FC) entra a fare parte della collezione permanente incrementandone il patrimonio. Il film Zeus Machine (2016), ispirato alle “Dodici fatiche di Ercole”, riflette sull’identità delle società moderne attraverso la reinterpretazione del mito stesso.

 

Riccardo Arena (1979, Milano). “Orient 1-Everlasting Sea”
Un atlante senza geografia che esplora una “terra incognita”, fondendo specularmente la cartografia lunare e quella terrestre, capovolgendo distanze e paesaggi.

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Al MAXXI di Roma fino al 17 aprile “LETIZIA BATTAGLIA. Per pura passione”. Testimone visiva della realtà sociale e politica del nostro paese, in particolare dei fatti di cronaca di mafia, Letizia Battaglia (1935) è riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico del suo lavoro.

 

L’esposizione che il MAXXI le dedica intende restituire i molteplici aspetti della sua personalità tra fotografia, editoria, teatro sperimentale e politica, attraverso un corpus di oltre 200 immagini e di diversi materiali originali e di documentazione. La mostra si articola in una prima parte che testimonia, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la sua attività di fotoreporter tra Milano e Palermo, il lungo impegno militante nel campo dell’editoria, il suo interesse per il teatro sperimentale, la regia, l’esperienza con i pazienti dell’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo. I materiali – fotografie vintage, provini con note autografe, schede di archivio, stampe trovate e ritrovate, pubblicazioni – provengono dal suo archivio e sono esposti qui per la prima volta.

 

Nella seconda parte la scena si apre sulla grande installazione Anthologia che raccoglie il corpus del lavoro di Letizia Battaglia: un labirinto di oltre 120 fotografie scandisce un intenso percorso visivo e restituisce la varietà di soggetti da lei ritratti nell’arco di quarant’anni. Ai protagonisti della storia recente si affiancano persone comuni, bambini, donne; ai luoghi della cronaca si contrappongono gli scorci della città popolare e quelli della nobiltà palermitana: un viaggio attraverso il lavoro di una delle personalità più rilevanti del nostro tempo che ha saputo interpretare la realtà dell’Italia con costanza, coraggio e pura passione.

 

 

Letizia Battaglia, La Rosa, Palermo (1995)

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Al MAXXI di Roma fino al 17 aprile “LETIZIA BATTAGLIA. Per pura passione”. Testimone visiva della realtà sociale e politica del nostro paese, in particolare dei fatti di cronaca di mafia, Letizia Battaglia (1935) è riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico del suo lavoro.

 

L’esposizione che il MAXXI le dedica intende restituire i molteplici aspetti della sua personalità tra fotografia, editoria, teatro sperimentale e politica, attraverso un corpus di oltre 200 immagini e di diversi materiali originali e di documentazione. La mostra si articola in una prima parte che testimonia, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la sua attività di fotoreporter tra Milano e Palermo, il lungo impegno militante nel campo dell’editoria, il suo interesse per il teatro sperimentale, la regia, l’esperienza con i pazienti dell’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo. I materiali – fotografie vintage, provini con note autografe, schede di archivio, stampe trovate e ritrovate, pubblicazioni – provengono dal suo archivio e sono esposti qui per la prima volta.

 

Nella seconda parte la scena si apre sulla grande installazione Anthologia che raccoglie il corpus del lavoro di Letizia Battaglia: un labirinto di oltre 120 fotografie scandisce un intenso percorso visivo e restituisce la varietà di soggetti da lei ritratti nell’arco di quarant’anni. Ai protagonisti della storia recente si affiancano persone comuni, bambini, donne; ai luoghi della cronaca si contrappongono gli scorci della città popolare e quelli della nobiltà palermitana: un viaggio attraverso il lavoro di una delle personalità più rilevanti del nostro tempo che ha saputo interpretare la realtà dell’Italia con costanza, coraggio e pura passione.

 

 

Letizia Battaglia, sx: Graci Siculo (1980) dx: Qui è stato assassinato dalla mafia, Giuseppe Impastato, giovane giornalista, militante comunista, Cinisi (1978).

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Al MAXXI di Roma fino al 17 aprile “LETIZIA BATTAGLIA. Per pura passione”. Testimone visiva della realtà sociale e politica del nostro paese, in particolare dei fatti di cronaca di mafia, Letizia Battaglia (1935) è riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico del suo lavoro.

 

L’esposizione che il MAXXI le dedica intende restituire i molteplici aspetti della sua personalità tra fotografia, editoria, teatro sperimentale e politica, attraverso un corpus di oltre 200 immagini e di diversi materiali originali e di documentazione. La mostra si articola in una prima parte che testimonia, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la sua attività di fotoreporter tra Milano e Palermo, il lungo impegno militante nel campo dell’editoria, il suo interesse per il teatro sperimentale, la regia, l’esperienza con i pazienti dell’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo. I materiali – fotografie vintage, provini con note autografe, schede di archivio, stampe trovate e ritrovate, pubblicazioni – provengono dal suo archivio e sono esposti qui per la prima volta.

 

Nella seconda parte la scena si apre sulla grande installazione Anthologia che raccoglie il corpus del lavoro di Letizia Battaglia: un labirinto di oltre 120 fotografie scandisce un intenso percorso visivo e restituisce la varietà di soggetti da lei ritratti nell’arco di quarant’anni. Ai protagonisti della storia recente si affiancano persone comuni, bambini, donne; ai luoghi della cronaca si contrappongono gli scorci della città popolare e quelli della nobiltà palermitana: un viaggio attraverso il lavoro di una delle personalità più rilevanti del nostro tempo che ha saputo interpretare la realtà dell’Italia con costanza, coraggio e pura passione.

 

 

Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, quartiere la Cala, Palermo (1980)

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