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Dal 6 dicembre 2018, è iniziata la settimana più glam dell’arte moderna e contemporanea al mondo: Art Basel Miami.
Giunta alla sua diciassettesima edizione nella versione di South Beach, la fiera – fondata nel 1970 da un gruppo di galleristi svizzeri – è poi, da una, divenuta trina: alla sede originaria di Basilea si sono infatti nel corso del tempo affiancate Hong Kong e, appunto, Miami Beach.
E probabilmente quella della città della Florida è la più importante. Anche quest’anno, la lista degli espositori è sterminata: 268 gallerie da 35 paesi da ogni continente, tra cui spiccano quelle provenienti dalle due americhe, che sono oltre la metà. Gli artisti in mostra sono più di quattromila.
Nel contesto del rinnovato Convention Center, la fiera è come sempre suddivisa in sezioni. Il settore principale vede la partecipazione di 198 tra le più importanti gallerie al mondo, con artisti di ogni tipo: giovani promesse o affermati, pittori o scultori, che fanno installazioni o video, o ancora arte digitale. Dieci le gallerie italiane presenti.
E fuori dal Centro Congressi c’è ancora molto da vedere durante tutta la settimana dell’arte, da Miami Design alle innumerevoli fiere collaterali.

Rayyan Tabet - Fossils, the suitcase, 2015 (Sfeir-SemlerGaller, Beirut & Hamburg)

 

Pubblicato in Selfie ad Arte

Dal 6 dicembre 2018, è iniziata la settimana più glam dell’arte moderna e contemporanea al mondo: Art Basel Miami.
Giunta alla sua diciassettesima edizione nella versione di South Beach, la fiera – fondata nel 1970 da un gruppo di galleristi svizzeri – è poi, da una, divenuta trina: alla sede originaria di Basilea si sono infatti nel corso del tempo affiancate Hong Kong e, appunto, Miami Beach.
E probabilmente quella della città della Florida è la più importante. Anche quest’anno, la lista degli espositori è sterminata: 268 gallerie da 35 paesi da ogni continente, tra cui spiccano quelle provenienti dalle due americhe, che sono oltre la metà. Gli artisti in mostra sono più di quattromila.
Nel contesto del rinnovato Convention Center, la fiera è come sempre suddivisa in sezioni. Il settore principale vede la partecipazione di 198 tra le più importanti gallerie al mondo, con artisti di ogni tipo: giovani promesse o affermati, pittori o scultori, che fanno installazioni o video, o ancora arte digitale. Dieci le gallerie italiane presenti.
E fuori dal Centro Congressi c’è ancora molto da vedere durante tutta la settimana dell’arte, da Miami Design alle innumerevoli fiere collaterali.

George Segal - Bus Passengers, 1997 ( Galerie Templon - Paris )

 

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Dal 6 dicembre 2018, è iniziata la settimana più glam dell’arte moderna e contemporanea al mondo: Art Basel Miami.
Giunta alla sua diciassettesima edizione nella versione di South Beach, la fiera – fondata nel 1970 da un gruppo di galleristi svizzeri – è poi, da una, divenuta trina: alla sede originaria di Basilea si sono infatti nel corso del tempo affiancate Hong Kong e, appunto, Miami Beach.
E probabilmente quella della città della Florida è la più importante. Anche quest’anno, la lista degli espositori è sterminata: 268 gallerie da 35 paesi da ogni continente, tra cui spiccano quelle provenienti dalle due americhe, che sono oltre la metà. Gli artisti in mostra sono più di quattromila.
Nel contesto del rinnovato Convention Center, la fiera è come sempre suddivisa in sezioni. Il settore principale vede la partecipazione di 198 tra le più importanti gallerie al mondo, con artisti di ogni tipo: giovani promesse o affermati, pittori o scultori, che fanno installazioni o video, o ancora arte digitale. Dieci le gallerie italiane presenti.
E fuori dal Centro Congressi c’è ancora molto da vedere durante tutta la settimana dell’arte, da Miami Design alle innumerevoli fiere collaterali.

Hunter Reynolds - Mourning Dress, 1997 (P.P.O.W)

 

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Art Basel è una delle più importanti fiere di arte moderna e contemporanea al mondo. Si svolge ogni anno, in tre distinti appuntamenti, a Basilea, a Miami Beach e ad Hong Kong.
A Miami Beach sono 267 le gallerie presenti, provenienti da 31 paesi.

Riviviamo la fiera di quest’anno attraverso 10 artisti:

NATHALIE DJURBERG, videoartista e scultrice svedese già vincitrice di un Leone alla Biennale di Venezia del 2009 (per i film in stop-motion prodotti con Hans Berg) propone presso lo stand di Galleria Marconi alcune sue recenti opere, ovvero dei Donut di gommapiuma, sculture-poltrone la cui forma circolare richiama un concetto ricorrente nelle installazioni dell’artista, a richiamare la forma essenziale del cosmo.

NATHALIE DJURBERG

 

GÉZA SZÖLLŐSI, artista ungherese, è presente allo stand di NextArt Galeria con una delle sue facce animali gonfiate, realizzate con reali teste di animali morti e trattate tramite tassidermia. Profondamente unpop, eccessivo, spesso accostato idealmente in questo ad artisti quali Jake and Dinos Chapman, Jeff Koons o Cindy Sherman – coi quali ha anche esposto – è anche fotografo e grafico. Certamente i lavori basati sulla tassidermia o sulla carne animale sono i più scioccanti (e c’è da dire che quello qui presente è uno di quelli più “delicati”), ma probabilmente – e forse anche grazie a questo – i più efficaci.

GÉZA SZÖLLŐSI

 

ERNESTO NETO, artista brasiliano, con “Nós Sonhando [Spacebodyship]”, installata a Collins Park, invita il visitatore a riposare il suo corpo, ed implicitamente – attraverso il titolo dell’opera – a far sì che questo riposo possa essere preludio a un viaggio onirico che certamente garantirà una più profonda fruizione dell’opera stessa, come di ogni opera presente. Fa parte di una serie di 26 installazioni site-specific di svariati artisti per il parco, che sviluppano il concetto di sperimentazione.

ERNESTO NETO

 

ROBERT WILSON, definito “il più grande artista teatrale d’avanguardia”, è senza dubbio artista totale: scultore, pittore, coreografo, sound e light designer, performer, video artista, regista e drammaturgo. La galleria Thomas Schulte porta a Miami tre videoinstallazioni – già presentate al Louvre un anno fa – in cui Lady Gaga è la musa che reinterpreta alcuni importanti quadri del passato, tra cui spiccano quelli dei neoclassici Ingres e David.

ROBERT WILSON

 

SALLY MANN è presente con una delle sue fotografie più famose: “Candy Cigarette”, in cui la figlia Jessie appare sospesa in un frammento di tempo irreale, come distratta dalle sue attività infantili, con in mano una caramella a forma di sigaretta: una sorta di rivisitazione di una donna vissuta in chiave infantile, in cui la forza paradossale è notevole. La stampa, una silver print facente parte di una serie limitata a 25 ed esaurita, è della Edwynn Houk Gallery.

SALLY MANN

 

PETER MARINO, archistar che ha rivoluzionato il concetto della boutique di lusso, è “presente” più che mai, quasi in carne ed ossa, al Bass Museum. Certamente è presente una delle sue mise di cuoio nero, indossata da una sua riproduzione iperrealista che invita irresistibilmente al selfie. È esposta parte della sua collezione privata di opere d’arte: artisti quali il nostro Rudolf Stingel, Dan Colen, Christopher Wool, e ancora Anself Kiefer, Georg Baselitz, Robert Mapplethorpe.

PETER MARINO

 

 OS GEMEOS, graffiti artists brasiliani e gemelli monozigoti (da cui il nome), espongono un’opera “Untitled” allo stand di Lehmann Maupin. Da una tavola di 254 x 330 x 16 cm pare fuoriuscire un personaggio dalla pelle gialla – caratteristica ricorrente nei lavori del duo, che afferma che fosse il colore abituale dei sogni di entrambi. Certamente, il giallo e in generale i colori utilizzati da Os Gemeos sottolineano una forte identificazione con la loro terra.

OS GEMEOS

 

HANDIEDAN, artista olandese, realizza elaborati collage tridimensionali a bassorilievo, con un meticoloso lavoro sui vari layer, in cui combina sfondi vittoriani, barocchi, neoclassici con elementi quali antiche stampe, banconote, carte da gioco, carta da musica e ponendo al centro del soggetto figure di classiche pin-up o anche machi sempre rigorosamente d’epoca. Estetica, simbolismo e forza figurativa per la artista di Hashimoto Contemporary.

HANDIEDAN

 

GUNILLA KLINGBERG lascia il segno – è il caso di dirlo – con l’ennesima declinazione del suo “A Sign In Space”: una sorta di rullo compressore rivestito di parti di pneumatico giustapposte a formare un disegno geometrico passa, ogni mattina, sulla spiaggia di Miami. Formando un pattern che gli eventi naturali ed umani gradualmente cancelleranno nel corso della giornata. Come un mandala, a ricordare l’apparente paradosso dell’eternità nell’effimero.

 

GUNILLA KLINGBERG

 

THEO JANSEN rende a sua volta protagonista la spiaggia di Miami Beach popolandola con le sue Strandbeesten (lett. “animali da spiaggia” in olandese), sorta di giganteschi “insetti” semoventi e addirittura dotati di abilità percettive, memoria e omeostasi. «i confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti», dice Janssen, e a ragione: non a caso viene naturale pensare all’approccio di Leonardo. E nel frattempo, alla Scope, Maya Polsky Gallery espone le foto fatte da LENA HERZOG alle bestie di Jansen.

THEO JANSEN

 

 

Pubblicato in ArtsLife
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