Print this page
Alla Triennale "Tracce sul Marciapiede - Cultura Skate"
01 Feb

Alla Triennale "Tracce sul Marciapiede - Cultura Skate"

Triennale Milano presenta la mostra “Tracce sul Marciapiede - Cultura Skate” , curata da Roberto d’Agostino, in concomitanza con l’installazione “OooOoO” dell’artista coreana Koo Jeong A, consistente in un grande skatepark multisensoriale.
L’esposizione, con una selezione di fotografie di Paolo Cenciarelli che raccontano la cultura skate di Roma in relazione al contesto urbano e architettonico, presenta inoltre una selezione di skateboard creati da Simone El Rana e due video sulle scene skate romane e milanesi ideati per Triennale da Roberto D’Agostino con montaggio del fotografo Pierluigi Amato.
Nella giornata inaugurale sono stati inoltre proiettati il documentario del 2001 “Dogtown and Z-boys”, narrato da Sean Penn, che racconta la rivoluzione dello skate, avvenuta a Dogtown, degradato quartiere tra Santa Monica e Venice, e a seguire il film “Paranoid Park” di Gus Van Sant, premio speciale a Cannes nel 2007, nonché miglior film del 2007 secondo i critici della prestigiosa rivista francese Cahiers du Cinéma, e il film “Kids” del 1995, diretto da Larry Clark e sceneggiato da Harmony Korine, che racconta 24 ore nella vita di un gruppo di adolescenti dei bassifondi di New York.
Roberto D’Agostino, nella lectio introduttiva all’esposizione, ci ha raccontato lo skating e la sottocultura da esso prodotta, “come spazio di sovrabbondanza, eccesso, prevaricazione, frastuono, esibizionismo, dolore ed estasi”.
Come afferma il curatore, “fare skating non nasce da un bisogno di ribellione ma piuttosto da un bisogno mistico, biologico di calore umano, di amicizia, di fratellanza, di solidarietà”.
Lo skate risponde a una esigenza primaria di non omologarsi, di non uniformarsi; ed è in questo la sua forza e il suo essere di comportamento trasversale a tutte le generazioni.
Di tutte le sottoculture, lo skate è forse la più completa: mette insieme sport, musica, stile, ribellione, autoproduzione, video, fanzine. È anche architettura e intervento urbano, se si pensa a come negli anni Settanta i giovani skater californiani, emarginati dalle città, conquistavano spazi alternativi nelle piscine delle ville svuotate dalla siccità, per poi improvvisarsi carpentieri e muratori e fabbricare in proprio i primi parchi con scivoli e ostacoli.
D’Agostino nella sua lecture ha inoltre ripercorso la storia e la diffusione dello skating in Italia dagli anni Settanta per arrivare all’affermazione della disciplina che, ufficialmente riconosciuta dal Coni, sarà annoverata tra i nuovi sport presenti alle Olimpiadi di Tokyo 2020.